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Ischia da sangue e arena. Per il Melfi tanti punti interrogativi

Ischia da sangue e arena. Per il Melfi tanti punti interrogativiTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 12 ottobre 2015, 21:252015
di Stefano Sica

La dimostrazione plastica di un'Ischia a cui nulla può essere precluso in questo campionato sta nella generosità e nella dedizione alla causa di Matteo Patti, entrato ad un quarto d'ora dal termine al posto del match winner Palma (nella foto). Chiamato in causa da Bitetto in un momento delicato della partita, il giocatore siciliano si è disimpegnato con ottimi risultati da mezz'ala col compito di fare legna e densità a centrocampo. Lui che è un centrale difensivo per mestiere e vocazione. Il suo spirito di sacrificio, insomma, è la fotografia di una squadra che oramai ha assorbito carattere e mentalità del proprio allenatore e del proprio staff. Che ha capito che in questa categoria, gambe e voglia di arrivare sono più importanti della tecnica individuale. Eppure all'appuntamento col Melfi, i gialloblù si erano presentati decimati in attacco per le assenze di Mancino, Fall e Kanoute. Un intoppo che ha finito per moltiplicare la forza psicologica di tutto il collettivo, piuttosto che deprimerla. Lo stesso Bitetto ha vinto la sua personale partita dal punto di vista tattico, reinventadosi una nuova miscela esplosiva in appena tre giorni di allenamenti e sperimentazioni. Con Orlando terminale offensivo, nel 4-3-2-1 è toccato ad Armeno e Calamai (e non più ad Izzillo, arretrato di qualche metro) agire alle sue spalle dopo essere stati impiegati sempre in mediana nelle uscite precedenti. Ne è uscita una gara favolosa e tatticamente perfetta, nella quale gli isolani hanno sfiorato più volte il raddoppio nel primo tempo (e in qualche circostanza anche nella ripresa) prevalendo soprattutto sul piano della ferocia, dell'intensità e del predominio sulle seconde palle. Orlando in alcuni momenti ha preso in mano il reparto da solo mentre a centrocampo si è fatto notare Meduri per precisione e serenità. Importante il lavoro di raccordo di Izzillo ed Armeno, ma tutti sono andati oltre ogni sforzo possibile. Lavorando di squadra e in maniera solidale. Con lo stimolo di un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Questo peraltro, dopo un primo tempo che ha regalato pillole di spettacolo puro e parecchi incubi a Santurro, si è palesato anche dopo l'intervallo quando il Melfi ha preso campo e superiorità territoriale provando a stringere i tempi alla ricerca del pari. L'Ischia, senza fare barricate, ha retto con grande coraggio. Non si è mai disunita rispettando sempre posizioni e raddoppi di marcatura. Per il Melfi, invece, un clamoroso passo indietro rispetto alla lezione di calcio impartita otto giorni prima al Benevento. Eppure nei primi 10 minuti i gialloverdi non erano partiti male, pungendo Iuliano un paio di volte con Tortolano.

Dopo il gol, poi, il buio. A parte la gara da incorniciare di Herrera che, oltre ad essere l'unico capace di trovare spunti ed accelerazioni (una delle quali ha portato ad un rigore solare negato nel primo tempo), ha svolto con efficacia il suo compito persino in fase di copertura, con cattiveria e concentrazione. E randellando all'occorrenza. Insomma, il panamense, piazzato da Palumbo come mezz'ala sinistra nel 4-3-3, è stato certamente il migliore dei suoi, chiudendo addirittura il match da metodista dopo l'uscita di Finazzi (per Prezioso) e Giacomarro, il quale aveva preso la posizione dell'ex Cremonese. Da salvare c'è sicuramente anche la prestazione di Giacomarro per corsa ed estro, male invece la domenica di Finazzi, della retroguardia normanna e di tutto il reparto offensivo (Canotto, Masini e Tortolano, il quale pure aveva iniziato in maniera positiva). Sufficiente Santurro che, dopo l'errore in uscita che ha portato al vantaggio firmato da Palma, si è ripreso con degli ottimi interventi. Anche le scelte tecniche operate da Palumbo a partita in corso hanno lasciato a desiderare: è vero che il Melfi formato ripresa ha mostrato voglia di riscatto cercando fortuna sulla stanchezza isolana. Ma è anche vero che la decisione di lasciare in campo Masini (l'ombra di se stesso) per spostarlo a sinistra a beneficio del neo entrato Lescano, non è sembrata azzeccata con Longo in panchina. Nel finale, poi, si è provato stranamente uno schieramento a tre contro un'unica punta (Orlando) con l'ingresso di Amelio per Giacomarro. Anche questa una strategia che non ha convinto costringendo di riflesso Maimone a restare ancora ai box senza poter dare il proprio contributo in un assetto non alterato. Magari non sarebbe cambiato ugualmente nulla, chissà. Anche perché il Melfi non è riuscito a reagire da squadra sicura di sé al gol incassato in apertura di gara. Denunciando, quindi, scarsa personalità. E nella ripresa, a parte qualche opportunità capitata a Canotto ed un drop di Prezioso, non ha sollecitato più di tanto la difesa isolana pur mantenendo il pallino del gioco. Se i gialloverdi, quindi, pagano in continuità, anche l'Ischia è chiamata dopo questa vittoria a proseguire nel proprio percorso che le sconfitte con Catania e Akragas avevano momentaneamente interrotto. Ma a Bitetto (come al suo staff) non si potrà mai smettere di fare i complimenti. Non fosse altro perché ha un gruppo che lo segue alla perfezione durante i lavori settimanali e che traduce in campo la sua idea di gioco e di grinta. Chapeau.