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tmw / livorno / Calcio
Bordocampo. Game overTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
domenica 24 maggio 2015, 21:20Calcio
di Emilio Guardavilla
per Amaranta.it

Bordocampo. Game over

Livorno - L’ultima giornata di campionato, strano a dirsi, è uno spareggio per gli spareggi. In palio c’è uno dei due preliminari ai play off per rientrare nella griglia di partenza verso la A. All’Adriatico Giovanni Cornacchia, oltre che l’intera stagione calcistica, ci si gioca l’ultimo posto disponibile, quello più scomodo, sul treno dei desideri. Una coincidenza che si può prendere; ora o mai più. E’ pur vero che ci sono due risultati su tre che ci fanno staccare il biglietto ma, per salirci, occorre una prova da uomini veri. Qui e subito. Non c’è domani. Non c’è il cambio al vertice della Società né il calciomercato su cui fantasticare, non c’è la darsena Europa né gli sponsor per cui speculare. Non c’è più spazio per i se e i ma ed anche il prossimo bagno al mare o la scampagnata della domenica devono aspettare che i giochi siano fatti. Prima di tutto c’è Livorno – Pescara, in uno stadio che ha aperto i cancelli alle 19 e che minaccia di essere l’arma in più della Delfino. In effetti, alle 20.30, l’afflusso rientra, in termini quantitativi, nella mediocrità di tutto il torneo. In panchina, per dare la scossa necessaria a chiudere in bellezza, il patron Sebastiani ha voluto un ex campione del mondo, che dopo gli allievi del Genoa e la primavera del Pescara vuole a tutti i costi farsi un nome anche da mister. E’ alla guida tecnica della squadra da meno di una settimana e non pretende di stravolgere moduli o mentalità come da sua abitudine; ha dalla sua una profonda e irremovibile convinzione dei propri mezzi. Massimo Oddo, pescarese classe ‘76 dall’abbronzatura sospetta, è uno di quelli che nel 2006 ci ha fatto cantare per tutta l’estate Po popò popopò, poo, il pezzo era Seven Nations Army, ma oggi non c’è posto nemmeno per gli amarcord. Ci presentiamo a Pescara con il Moro nel cuore, il 14 aprile 2012 sembra ieri, e con i fedelissimi che hanno fatto la Tirreno - Adriatico nel giorno di Santa Giulia per far sentire la squadra a casa nonostante tutto. Ma soprattutto ci presentiamo a Pescara con un bimbo tra i pali che vuole diventare grande una volta per tutte.

Gli in bocca al lupo gli arrivano in tutti i dialetti disponibili. Davanti a lui un 4-5-1 che lascia poco spazio all’allegria ma che comunque rasserena gli animi al cospetto dell’attacco più prolifico della B di quest’anno. Tuttavia, nonostante il ritiro anticipato, la sosta nella città eterna e tutti i migliori propositi del buon viaggiatore il treno con destinazione paradiso lo perdiamo. C’è da capire se siamo arrivati in ritardo alla stazione a causa del pesante bagaglio di infortuni oppure se abbiamo sbagliato binario perché frastornati da tre cambi di allenatore troppo ravvicinati. Forse ci siamo assopiti in sala di attesa con i troppi tesserati in prestito ed i troppo pochi di proprietà o, al punto di ristoro, ci siamo gongolati al ricordo dei tempi che furono senza concentrarci a sufficienza sul presente. Ma con più probabilità, banalmente, non siamo potuti salire in carrozza perché non eravamo in possesso del titolo di viaggio richiesto. Il controllore se ne è accorto subito perché anche il Pescara ci ha surclassato in tutto e per tutto; tattica, tecnica e condizione fisica. Il primo tempo procede con ritmi molto bassi per trattarsi di una partita in-out e vive di sporadiche fiammate. In una di queste, al 30°, Melchiorri, ne sentiremo parlare ancora, fa il suo porco comodo al vertice sinistro dell’area, cambia piede e piazza a fil di palo. Nella ripresa, Galabinov e Biagianti per Moscati e Luci, il Livorno si produce in un ottimo avvio e in due minuti il bulgaro si fagocita due volte il pareggio che avrebbe cambiato la storia dell’umanità. Per il teorema del gol sbagliato gol subìto sale in cattedra il vichingo dalla sguardo tenero e castiga con una pena forse eccessiva tutte le velleità di riscatto; in un contropiede dalla logica aristotelica, Bjarnason marca il 2 a 0 con un tap in da vero pirata dell’area di rigore. 20 minuti di tridente, Jefferson per Djokovic, lasciano il tempo che trovano e al 92°, sempre dalla Terra dei Ghiacci, arriva il suggello della disfatta. In curva Nord si fa festa e si pensa al preliminare a Perugia, in curva Sud ci si piange addosso e si pensa alla stagione 2015/2016. Perché questi treni passano solo una volta all’anno; di tempo ce n’è abbastanza. Al momento resta solo da mettersi in coda per prenotare quello dell’anno prossimo. Quello del bicentenario non è ancora disponibile.