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Bordocampo. Romagna amara. 1 a 0 su rigore e a casa a mai vuoteTUTTO mercato WEB
© foto di Luca Gambuti/Image Sport
domenica 4 ottobre 2015, 13:37Calcio
di Emilio Guardavilla
per Amaranta.it

Bordocampo. Romagna amara. 1 a 0 su rigore e a casa a mai vuote

Cesena – Come era lecito immaginare è stata una settimana più lunga del solito quella che ci ha portato in Romagna ad affrontare un’altra big del campionato. Lo scivolone interno con lo Spezia ha lasciato l’amaro in bocca, tanto più per come è maturato, e la vigilia di Cesena – Livorno, proprio per questo, è cominciata sabato scorso, subito dopo la doccia. La voglia di riscatto immediato ha caricato un ambiente offeso nell’orgoglio ma non per questo scioccato o dimesso. Panucci ha professato umiltà e spirito di sacrificio come uniche armi per combattere possibili flessioni morali o motivazionali. Una sconfitta terapeutica per il corpo e edificante per la mente. Testa bassa e vogare, tutti indistintamente nella stessa direzione. Anche perché qui, oggi, ci sarebbe un altro sogno proibito da realizzare, quello di vincere alla Fiorita, al Dino Manuzzi, oggi Orogel Stadium, come non succede da cinquant’anni suonati. In questo gioiellino di stadio, oltre ai 9700 abbonati, i tifosi cantano a squarciagola facendo tremare i vetri per tutta Fiorenzuola. Non solo Massimo Drago vuole il sorpasso e per l’occasione ha imbastito un 4-3-3 il cui livello qualitativo va ben oltre la media della categoria. I tribuna la rimpatriata di mister Zaccheroni è un piacevole amarcord per molti sportivi. All’ingresso in campo il verde sintetico della terza maglia si confonde con il finto manto erboso del terreno di gioco. L’umorismo è sin troppo facile. Il bianco trasparente del Cesena lascia intravedere t-shirt con il volto di Piermario.

Il primo tempo termina 0 a 0 solo per caso. Nei primi 20’ i bianconeri collezionano palle gol in rapida sequenza, tutte passanti invariabilmente per la testa o i piedi di Ragusa. Il numero 11 è una vera e propria spina nel fianco della difesa amaranto chiamata agli straordinari già da subito, Pinsoglio compreso, che comunque risponde sempre presente, con le mani per lo meno. A metà tempo Panucci è già imbestialito, con i suoi e con il quarto uomo. Se il Cesena detiene il record stagionale di cartellini gialli e rossi un motivo c’è. L’irruenza dei padroni di casa mette ko Vajushi e offre a Jelenič la possibilità di mostrare tutto il suo valore. La fase offensiva del Livorno è tutta in cucchiaio pretensioso di Luci al 22° e una conclusione di Boninu un quarto d’ora dopo. Sinceramente e onestamente troppo poco anche per un attacco spuntato dalle defezioni come quello di oggi.

Nella ripresa, nei primi minuti di sicuro, il Livorno è più dinamico, dalla cintola in su più vigoroso. Più bello a vedersi e fa ben sperare i livornesi in Curva Ferrovia. Ad onor del vero però, le iniziative di Jelenič, Bunino e Pasquato non fanno certo dannare l’anima al numero 22 del Cesena, Alfred, uno dei tre fratelli Gomis, tutti di professione portiere. La sua porta, ancora inviolata in casa da inizio stagione, non corre rischi eccessivi. Si tratta di ordinaria amministrazione. I padroni di casa, dal canto loro, non si fanno preferire. Nervosi e meno incisivi rispetto alla prima frazione, subiscono le strigliate di Drago a ogni giocata. In panchina e sugli spalti ci si aspetta il cambio di marcia, la reazione di orgoglio, il colpo di coda che ci ha fatto sussultare per le prime quattro partite e che abbiamo invocato a gran voce anche una settimana fa. Non avviene nemmeno dopo il 19°, dopo che Sensi, freddo e preciso, trasforma il rigore sacrosanto, Ceccherini denuda Molina in area, decretato dal signor Daniele Chiffi di Padova. Il sole è tornato a splendere su Cesena, in Curva Mare impazza Romagna Mia. Biagianti e Comi per Aramu e Bunino sono le contromosse di un allibito Panucci. Mister Drago rimpingua il centrocampo con sostituzioni mirate.

Al 94° si materializza una sconfitta, la seconda consecutiva, meritata e indiscutibile. Niente da recriminare, niente a cui appigliarsi. Alcune attenuanti ci sarebbero ma non è il caso di esternarle con troppa convinzione. Dimentichiamocene quanto prima.