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Il doppio ex. Falco: "Un privilegio aver giocato a Livorno"
venerdì 23 settembre 2016, 22:29Calcio
di Gianluca Andreuccetti
per Amaranta.it

Il doppio ex. Falco: "Un privilegio aver giocato a Livorno"

Pula (Ca) - Venticinque anni dopo l’ultimo confronto diretto tra Olbia e Livorno, le casacche amaranto di Claudio Foscarini sono pronte a volare in Sardegna per rendere visita all’undici di Mignani, rinverdendo i precedenti di un match, disputato per la prima volta nel 1973. Nella sua veste di giocatore che ha indossato la maglia di entrambe le squadre, abbiamo contattato Nunzio Falco, attuale responsabile del settore giovanile dell’F.C.D. Pula, per farci raccontare qualcosa in più in merito a questa partita:

Allora, Nunzio: nel corso dell’ultimo quinquennio, prima, hai portato l’A.C.D. Pula alla vittoria del campionato di Promozione aggiudicandoti la classifica dei cannonieri, poi, hai appeso gli scarpini al chiodo ed hai intrapreso la carriera di allenatore, ed, infine, sei stato nominato responsabile del settore giovanile della neonata F.C.D. Pula. Cosa ci puoi dire su questo tuo nuovo incarico?

Si tratta di un’esperienza, nuova per me e tanto più stimolante perché portata avanti nel paese dove vivo: prendere in consegna bambini dai cinque anni in su e forgiare ragazzi che un giorno potrebbero diventare giovani calciatori è fonte di grandi soddisfazioni.

A rileggere attentamente la tua carriera di calciatore, emergono, tra i tanti, due dati importanti: il primo è rappresentato dal debutto in giovanissima età, prima in serie B e poi in serie A, nella Reggiana di Giuseppe “Pippo” Marchioro. Che ricordo hai di quella squadra che conquistò la sua prima storica promozione in serie A nel 1993 e del suo allenatore che ti fece esordire?

Di quella squadra e delle sue imprese, conservo un ricordo indelebile nella mia mente perché insieme conquistammo la promozione in una categoria, fino ad allora sconosciuta a Reggio Emilia. A Marchioro che mi fece debuttare, prima in serie B e poi in serie A, non posso che augurare ogni bene perché è stato il primo ed unico allenatore ad aver puntato tutto su di me, facendomi scendere in campo anche alla “prima” al San Paolo contro il Napoli. Devo tutto a lui.

Il secondo dato, invece, è costituito dal fatto che, nell’arco di una ventennale carriera, soltanto ad Olbia tu abbia trascorso tre stagioni nella medesima società: cosa trovasti in quel sodalizio e in quella squadra da indurti a rimanere tanto tempo nello stesso posto?

Olbia ha rappresentato per me l’inizio di una “seconda giovinezza” nella mia carriera di calciatore, dopo aver girato praticamente tutta l’Italia e aver accumulato tante esperienze tra serie C1 e serie C2: vi arrivai, animato principalmente dall’intento di riavvicinarmi alla mia famiglia, e vi rimasi tanto tempo perché scoprii un ambiente ideale per fare calcio e fui trattato come un figlio dall’allora patron Mario Putzu. Conservo tanti amici ad Olbia e sono davvero contento che la nuova società sia stata capace di riportare entusiasmo in una piazza che merita di stare a questi livelli.

A Livorno, invece, arrivasti nel dicembre del 1999 su indicazione di Fabrizio Tazzioli, che ti aveva avuto l’anno prima alla Carrarese, e totalizzasti 18 presenze e 5 gol nell’arco di due mezze stagioni: che ricordo hai della tua militanza in amaranto?

A livello di serie C, sicuramente Livorno ha rappresentato il punto più alto della mia carriera: basti pensare che ho avuto il privilegio di giocare con elementi del calibro di Igor Protti ed Eupremio Carruezzo, non avrei potuto chiedere di più. Devo ringraziare il mister di allora, Fabrizio Tazzioli, che mi aveva avuto l’anno prima a Carrara e che suggerì al  mitico direttore sportivo Spartaco Landini di farmi arrivare a Livorno. Conservo un ricordo molto bello anche di Livorno e dei livornesi perché a Livorno c’è quasi sempre il sole come a casa mia in Sardegna e perché i livornesi sono persone solari, che sanno trasmetterti il giusto entusiasmo.

La tua esperienza a Livorno si interruppe nell’ottobre del 2000 a causa del tuo scarso impiego da parte di Osvaldo Jaconi, che ti indusse a trovare un accordo con la società e a cambiare aria: in quei mesi che hai trascorso a Livorno, i calciatori avevano la percezione che la società stesse costruendo qualcosa di grande?

Sì, forse avrei dovuto avere più pazienza: se potessi tornare indietro, probabilmente, rimarrei a Livorno, ma, allora, avevo tanta voglia di scendere in campo e poco spazio a disposizione. Avevo davanti a me giocatori importanti come Protti e Lorenzini e non dubito che Jaconi facesse bene a tenermi fuori, ma stavo facendo molto bene e pensavo di meritare più spazio: dopo Livorno, andai prima a Castel di Sangro e, poi, ad Alessandria, dove collezionai la mia prima retrocessione a livello di terza serie. Mi rimane un pizzico di rammarico per essere stato, in quell’occasione, troppo impaziente.

Nelle scorse settimane, il tuo ex compagno di squadra Igor Protti ha più volte ricordato un tuo bellissimo gol, realizzato ad Alessandria in occasione della prima giornata del campionato 2000/2001: gli amaranto vinsero 3 a 0 e tu ricevesti gradite congratulazioni. Ricordi anche tu quella prodezza?

Sì, ricordo benissimo quel gol: vidi il portiere fuori dai pali e, senza pensarci un attimo, calciai da 50 metri e consentii al Livorno di fissare il risultato sul punteggio di 3 a 0, per di più sotto la curva dei tifosi amaranto. Quella fu per me una domenica indimenticabile.

Veniamo alla partita di domenica. Il Livorno di Mister Foscarini sarà di scena allo Stadio Nespoli di Olbia e, malgrado abbia a disposizione uomini contati, sarà costretto a giocare per un solo risultato, la vittoria, anche perché Alessandria e Cremonese non hanno alcuna intenzione di aspettare gli amaranto: che partita ti aspetti?

Sarà una sfida tra due squadre entrambe desiderose di far punti: per quanto mi riguarda, mi aspetto che l’Olbia non abbia alcuna intenzione di preparare un tappeto rosso per il Livorno. Si giocherà in un campo di dimensioni leggermente ristrette, con il pubblico a ridosso del terreno di gioco: sul prato del “Nespoli”, l’Olbia è un avversario davvero temibile e il Livorno farà bene innanzitutto ad uscire indenne da questa trasferta. Se mi chiedi un pronostico, credo che la partita finirà in parità.

Sebbene reduce da una meritata sconfitta in casa della Lupa Roma, tra le mura amiche l’Olbia non ha mai perso, collezionando una vittoria e un pareggio: te la senti di farci un ritratto della squadra di Mignani?

Non è mai facile andare a giocare ad Olbia, in casa di una squadra che ha da sempre fatto vedere le cose migliori sul proprio terreno di gioco. La società ha lavorato bene ed ha messo a disposizione di un tecnico capace come Mignani un collettivo davvero molto organizzato, in cui il capitano Andrea Cossu è uno degli elementi più esperti e rappresentativi.

Da ex calciatore, quanto conta ad inizio campionato l’entusiasmo di essere reduci da una promozione in categoria superiore?

L’entusiasmo conta sempre tanto perché, senza entusiasmo, non si riesce neanche a mettere il sogno nel cassetto: è quell’elemento in più che consente di superare le difficoltà e gli errori dei singoli, quando le cose non vanno per il verso giusto. Allenatore e giocatori devono essere bravi a tenerlo sempre vivo, a partire dal ritiro estivo.

Infine, lo Stadio Nespoli che ti ha visto protagonista per tre lunghe stagioni: ti chiedo che ricordo hai di questo impianto e se davvero può essere l’uomo in più per i sardi.

Il pubblico di Olbia è un pubblico “isolano” e, come tutti i pubblici isolani, è molto attaccato alla squadra: io ne so qualcosa perché in maglia bianca ho conquistato tre salvezze in serie C2, segnando anche 21 gol. Ciò non vuol dire che il Livorno non possa passare, ma, per l’affetto che nutro verso entrambe le piazze, spero tanto che la sfida di domenica si concluda in parità. Colgo l’occasione che mi hai dato per salutare tutto il pubblico di Livorno, augurandomi di tornare presto al “Picchi” per vedere qualche partita perché è troppo tempo che manco.