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Il doppio ex. Mezzanotti: "Il Livorno ha bisogno di un ruggito"TUTTO mercato WEB
sabato 22 ottobre 2016, 23:30Calcio
di Gianluca Andreuccetti
per Amaranta.it

Il doppio ex. Mezzanotti: "Il Livorno ha bisogno di un ruggito"

Levico Terme (Tn) – Tra i tanti “doppi ex” della sfida di lunedì sera tra Livorno ed Arezzo, abbiamo scelto di andare a disturbare Davide Mezzanotti che, soltanto ad inizio settimana, ha assunto la guida tecnica del Levico (serie D girone B) in sostituzione di Marco Melone  ed è in attesa di fare il proprio debutto in campionato sul difficile campo del Lecco.

Nato a Sansepolcro il 28 febbraio 1971, Davide Mezzanotti è stato protagonista di una lunga carriera nel ruolo di terzino destro, che lo ha visto scendere in campo fino all’età di 39 anni e conquistare, oltre a ben quattro promozioni, una Mitropa Cup ed un Torneo Anglo-Italiano.  Livorno ed Arezzo sono state soltanto due delle tante tappe di un percorso che lo ha portato a disputare anche 3 campionati di serie A ed a difendere i colori di maglie “storiche” quali sono, ad esempio, quelle di Torino, Brescia, Napoli, Vicenza e Mantova:

Mister, soltanto pochi giorni fa ha assunto la guida tecnica del Levico ed ha subito chiesto ai suoi ragazzi di uscire dal campo solo dopo aver sputato l’ultima goccia di sangue: può dirci quali sensazioni le ha trasmesso la sua nuova squadra in questi primi allenamenti?

Mi ha trasmesso delle buone sensazioni perché i ragazzi mi hanno dimostrato di aver capito quanto sia importante dare tutto per questa società dal martedì alla domenica, anche perché siamo chiamati a risalire la classifica.

Al suo settimo anno da allenatore, vive il suo primo subentro a stagione in corso, un momento a cui avrà sicuramente pensato molto quando studiava per diventare Mister: secondo lei, è meglio proseguire portando avanti i concetti già fatti propri dalla squadra oppure entrare a piedi uniti e cambiare subito quello che c’è da cambiare, senza pensarci troppo?

Dipende dalla situazione in cui si subentra perché, in taluni casi, cambiare tutto e subito può essere la soluzione giusta per far fronte ad una condizione di emergenza e, in taluni altri, un cambiamento graduale può essere più funzionale.  

In una carriera ultraventennale come la sua, sono davvero tanti gli allenatori di valore che l’hanno avuta alle proprie dipendenze: alcuni hanno fatto la storia della nostra serie A (Galeone, Mondonico, Ulivieri, etc.), altri sono ancora sulla cresta dell’onda (Di Carlo, Donadoni, Pioli, etc.). Quanto è importante aver avuto “grandi maestri” in una professione come la sua?   

È fondamentale, in particolar modo con riferimento a quelli che caratterizzano la seconda parte della carriera di un calciatore perché, finchè si è molto giovani, si tende ad essere più sbarazzini e, solo ad una certa età, si presta particolare attenzione anche alle sfumature nel lavoro dei propri allenatori. Soltanto per fare un nome, posso dirti che ho avuto Di Carlo come allenatore quando avevo già 34-35 anni ed è normale che io abbia seguito il suo operato con maggiore consapevolezza.

Lunedì sera Livorno ed Arezzo, due squadre di assoluto rilievo nella sua carriera di calciatore, si ritroveranno l’una di fronte all’altra: provando a fare un confronto tra queste due piazze, cosa le viene immediatamente alla mente?

Sono due società che fanno parte del mio passato e che ancora ringrazio: della mia esperienza a Livorno, ho il ricordo di periodi bellissimi e indimenticabili perché vincemmo un campionato; ad Arezzo, invece, ebbi meno fortuna.  

Dopo nove giornate di campionato, possiamo ancora dire che la partita tra Livorno ed Arezzo sia una sfida tra aspiranti al terzo gradino del podio, dietro Alessandria e Cremonese, oppure no?

Probabilmente sì, anche se il mercato di gennaio è destinato, per sua natura, a determinare il rimescolamento delle carte in tavola: Livorno – Arezzo, tuttavia, rimane sfida tra le due principali pretendenti alla terza piazza, con la squadra di Sottili leggermente avanti. L’Alessandria, invece, è la mia favorita per la vittoria finale.

L’attuale situazione del Livorno sembra un po’ ricordare la sua esperienza a Napoli, con una tifoseria fiaccata da una clamorosa quanto meritata retrocessione ed una società poco propensa a continuare ad investire nel mondo del calcio. Quanto è difficile per un calciatore scendere in campo in queste condizioni?

Sicuramente non è facile perché la situazione ambientale rappresenta un elemento importante in una stagione calcistica: ciononostante, Livorno conserva una storia incredibile ed, avendo un passato importante, merita di lottare fino alla fine per riconquistare un calcio di categoria superiore rispetto a quello della Lega Pro. I suoi tifosi, nello specifico, meritano tantissimo.

L’Arezzo, invece, guarda il Livorno dall’alto in basso ed ha fondato le sue ambizioni su una campagna acquisti di tutto rispetto, costruendo un rapporto importante con i propri tifosi: secondo lei, cosa manca ancora alla squadra aretina per lottare per il vertice della classifica?

L’Arezzo sta facendo un buon campionato, l’organico è buono e Sottili sembra aver trovato la quadratura del cerchio: credo che la squadra amaranto possa dire la sua fino alla fine ed abbia davvero le credenziali per conquistare la terza posizione della classifica, ma non sono in grado di dirti cosa manchi agli amaranto per crescere ancora e puntare alla promozione diretta, se è questo che tu mi chiedi.

Ad un Foscarini che, sebbene alle prese con tanti infortunati, vede tornare disponibili Cellini e Grillo, si contrappone un Sottili con tutti gli uomini a disposizione: è una partita da tripla quella di lunedì sera oppure vede una squadra favorita?

Detta così, è una partita da tripla però il Livorno ha bisogno di un ruggito per fare qualcosa di importante e dare una svolta al proprio campionato, complice il recupero di alcuni giocatori. Ma per gli uomini di Foscarini non sarà facile.

Nella sua stagione da calciatore ad Arezzo, ha avuto come compagno di squadra il rientrante Grillo, il quale non scende in campo dal lontano 4 settembre: ora che fa l’allenatore, che giudizio dà di questo giocatore in funzione del campionato di Lega Pro? 

Quando giocava con me, Grillo era molto giovane ed era agli inizi della sua carriera: io non conosco quali siano le sue condizioni fisiche, ma posso dirti con certezza che Fabrizio è un buon giocatore e può essere molto utile alla causa.

Secondo lei, la diretta televisiva sui canali satellitari della Rai potrà avere un peso sull’emotività dei calciatori?

No, non credo perché, nell’epoca dei social, ormai i giocatori sono sempre sotto pressione. Si tratta di un derby molto sentito, con tre punti in palio, importanti per entrambe le squadre: motivi per essere ansiosi i giocatori ne hanno già abbastanza.

Concludiamo con una battuta. Se io le dico “lancio di Mezzanotti, testa di Alteri (completa lui la frase) e gol di Protti”, a lei cosa viene in mente?

Mi viene in mente uno dei tre momenti più belli della mia carriera, legati alla famosa triade Mezzanotti, Alteri e Protti, nonché alla conquista della serie B in una Treviso colorata di amaranto: momenti bellissimi anche in una carriera lunga e piena di soddisfazioni come la mia. Il momento più brutto, invece, è legato allo spareggio playoff tra Torino e Mantova del campionato di serie B 2005/2006 perché, all’età di 35 anni, sarei tornato a giocare in serie A e lo avrei fatto, immerso in una vera e propria favola, quale era il Mantova di allora, perché eravamo partiti per salvarci.