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tmw / livorno / Calcio
Quarto tempo. Sotto a chi toccaTUTTO mercato WEB
© foto di Dario Fico/TuttoSalernitana.com
sabato 31 dicembre 2016, 16:50Calcio
di Emilio Guardavilla
per Amaranta.it

Quarto tempo. Sotto a chi tocca

Livorno – Dire che il Livorno ha chiuso alla grande l’anno solare è semplicemente riduttivo. Imponendosi per 2 a 1 all’Alessandria, 22 risultati utili in altrettante partite e un vantaggio siderale dalla seconda, ha dato una svolta al campionato. Accorciando le distanze dalla capolista lo ha riaperto, ha ridimensionato quella che tutto il girone A considerava una squadra di marziani, ha consolidato la propria classifica ribaltando pronostico e risultato con grande classe e, soprattutto, ha fatto sbocciare di nuovo quel grande amore che da sempre la lega alla tifoseria. Lo stadio è tornato ad essere quello di una volta.

Negli ultimi tempi Foscarini ha fatto un gran bel lavoro mettendo a punto una squadra che ora fa parlare di sé in termini solo positivi. Prima di farci gli auguri per il 2017 ha parlato di identità, convinzione, determinazione e organizzazione di gioco importante. –“La squadra ha confermato tutto il progresso e la crescita delle ultime settimane”. Riguardo alla grande reazione dopo lo svantaggio: –“La squadra non si è disunita, si è vista una forte reazione emotiva, fisica e caratteriale”. In effetti era già successo, tante volte, questo è vero, ma: – “Oggi lo abbiamo fatto con l’Alessandria.” Un po’ come dire: sotto a chi tocca.

Alessandro Lambrughi alza il calice e brinda alle 200 presenze, alla partita e al nuovo Livorno, quello che secondo lui è nato dopo il pareggio di Viterbo. Ma non si dimostra affatto appagato. –“Penso che possiamo ancora crescere – Il mio sogno è lo stadio pieno”.

Prima di parlare di dove siamo arrivati, Igor Protti vuol ricordare a tutti gli sportivi da dove siamo partiti. –"Siamo partiti da zero, dalle macerie costruite in questi tre anni che hanno visto due retrocessioni”. Si gode il risultato, la classifica e uno stadio di nuovo pulsante d’amore. E poi parla del noi al posto dell’io. E non per una questione di pluralis maiestatis.

Buon anno Livorno.