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Calcio violento, quindici anni senza una vera giustizia
venerdì 17 febbraio 2017, 10:49Calcio
di Leonardo D'Ippolito
per Amaranta.it

Calcio violento, quindici anni senza una vera giustizia

Livorno - Sono passati quindici anni da quel 17 febbraio 2002, domenica, quando alcuni giornalisti livornesi, che erano allo stadio di Pisa a svolgere la loro attività professionale con regolari accrediti stampa, vennero prima provocati ed offesi, poi aggrediti, infine circondati e colpiti da una dozzina di ultras locali, in realtà pseudotifosi che purtroppo esistono ovunque, non certo solo a Pisa. Quel giorno si giocava il derby calcistico tra il Pisa e il Livorno, vinto dagli amaranti per 1 a 3. Tra i quattro giornalisti aggrediti ci fu anche il nostro amico e collega Marco Ceccarini, ideatore e fondatore di Amaranta.it, che sull'episodio ha scritto, nel 2004, il libro "I fatti di Pisa" edito da Articolo 21. I giornalisti livornesi furono contestualmente fatti passare da provocatori da alcuni colleghi pisani che intervennero, quel giorno stesso e anche nei giorni successivi, in trasmissioni televisive in onda su alcune emittenti della Toscana costiera.

Ai giornalisti livornesi aggrediti non giunse, sul momento, alcun messaggio di solidarietà da parte dell'Ordine dei giornalisti della Toscana e neppure dall'Associazione stampa della Toscana. In seguito dei messaggi di vicinanza sono stati loro espressi dalla Federazione nazionale della stampa e dal Gruppo cronisti toscano. L'Ordine nazionale dei giornalisti, pur non sanzionando i cronisti pisani che si resero protagonisti delle offese date in diretta televisiva, ha riconosciuto successivamente il danno morale subito dai giornalisti che furono al centro in modo gratuito, quel giorno, di affermazioni calunniose. Rimane il mistero di come gli inquirenti non abbiano mai identificato le persone che, nascondendosi dietro l'anonimato, nei giorni successivi continuarono ad offendere, intervendo in trasmissioni televisive o mandando e-mail, dei professionisti che, quella domenica pomeriggio, erano andati a Pisa solo per svolgere il loro mestiere di giornalista.