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L’umiltà di ammettere la realtà. Tra progetti e risultati, il Milan chiede l’ennesima prova di orgoglio
giovedì 24 aprile 2014, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli
per Milannews.it

L’umiltà di ammettere la realtà. Tra progetti e risultati, il Milan chiede l’ennesima prova di orgoglio

Titoli contro fatturato. Vittorie in campo contro aumento degli introiti derivanti da operazioni di marketing e merchandising. Le parole di Barbara Berlusconi non lasciano adito a molti dubbi sulla direzione in cui vuole orientarsi la gestione futura del Milan. Addio quindi ai residui sogni di gloria dei tifosi che, dopo una stagione di pura emergenza, credevano di poter tirare un sospiro di sollievo e di veder tornare il Milan protagonista sul campo, ad iniziare dal mercato estivo. Oltretutto la situazione della rosa rossonera è ai limiti del paradosso: per una società che da almeno due anni cerca di ridimensionare il budget di spesa del parco giocatori, avere a libro paga più di trenta elementi è davvero un controsenso. A fine stagione inoltre rientreranno in rossonero giocatori quali Niang, Nocerino, Oduamadi e compagnia cantante, andando ad incrementare fin quasi al collasso la gestione di una rosa che, oltre ad essere poco competitiva, senza nemmeno più gli introiti derivanti dalla Champions, risulterà di difficile gestione, economica e sportiva.

L’amministratore delegato responsabile della gestione tecnica, Adriano Galliani, intonerà l’arcinoto motivetto anche a giugno? “Bisogna vendere prima di poter comprare”. Ed ecco dunque riapparire gli incubi che ci hanno fatto compagnia da un anno a questa parte, con cessioni eccellenti a fronte di un  mancato recupero di talento e risorse. E’ presto, ovviamente, per parlare di mercato spiccio, ma nei giorni scorsi i discorsi ricorrenti non sono attribuibili ai buoni risultati ottenuti sul campo, in una rincorsa in classifica che ha dell’incredibile. Gli argomenti prediletti sono i riscatti di Taarabt e Ramì, “complicati” dal fatto che entrambi sono stati, direi, determinanti per il raggiungimento del sesto posto in classifica e di conseguenza diventa difficile poter trattare per una riduzione del riscatto. Senza contare che le loro prestazioni non sono passate sotto silenzio, di conseguenza ci saranno altri occhi puntati su di loro. Ma se il Milan non può permettersi di riscattare due dei migliori soggetti approdati a Milanello a gennaio, a fronte di un esborso che si aggira sui quattordici milioni di euro (che non sono noccioline, ovviamente, ma nemmeno una cifra così proibitiva), con che forza potrà trattenere giocatori del calibro di De Sciglio o El Shaarawy a fronte di offerte sostanziose?

E proprio De Sciglio, che doveva essere il simbolo del rinnovamento rossonero, è stato protagonista di dichiarazioni, nei giorni scorsi, sul suo futuro. Mattia ha sempre professato una fede rigorosa nei confronti della società che l’ha cresciuto, ma aver fiducia e riconoscenza non significa ignorare la realtà.

Le sue parole sono chiare: rimanere al Milan è il suo desiderio, in una squadra competitiva però. Perché altrimenti è normale che le avances del Real Madrid non possono cadere nel vuoto. Non ci trovo nemmeno nulla di così strano, addirittura mi è apparso dispiaciuto davvero quando ha sottolineato che, se la società per far cassa lo dovrà vendere, penserà a questa opzione. Ma il vero dramma è un altro: il Milan può anche privarsi di De Sciglio se al suo posto dovesse arrivare un giocatore di talento almeno pari a quello del giovanissimo terzino. Lo si diceva anche di Thiago Silva, Ibrahimovic, ma poi i risultati sono quelli che abbiamo davanti agli occhi. La squadra che ci ha regalato emozioni e titoli non c’è più. La società che fa del marketing  il suo punto di forza non si regge, almeno per il momento, sulle proprie gambe. Ci sono progetti in fase embrionale che se sviluppati in tempi brevi potranno garantire la rinascita rossonera, leggasi lo stadio di proprietà e magari anche l’ingresso di nuove potenze economiche nell’assetto societario. Ma non ci sono certezze, o meglio: l’unica certezza, mal contemplata, è che ora, da sei partite a questa parte, Seedorf valorizza il reparto tecnico, riuscendo a ottenere punti importanti sul campo. Ma, seguendo la linea dettata da Barbara, questo non può bastare. E allora? In che direzione si sta andando?

Il campionato è arrivato alle battute finali, i prossimi due incontri saranno decisivi: la partita contro la Roma rappresenta la prova della verità per il lavoro fatto da Seedorf, il derby potrebbe regalare un’ondata d’orgoglio da cavalcare per non soccombere. Ma soprattutto, alla fine dei giochi, a prescindere dalla classifica, il tifoso rossonero chiederà chiarezza. Basta teatrini e frasi fatte, basta dichiarazioni d’intenti disattese. Ci vuole umiltà per chiedere di amare questi colori anche se, forse per un po’, non potranno calcare palcoscenici internazionali.