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Desailly a MC: "Mi sento rossonero, ovunque vado ho il Milan nel cuore. Devo tutto a questa società"
venerdì 6 marzo 2015, 19:01Primo Piano
di Thomas Rolfi
per Milannews.it

Desailly a MC: "Mi sento rossonero, ovunque vado ho il Milan nel cuore. Devo tutto a questa società"

Marcel Desailly, difensore e centrocampista che ha indossato la maglia del Milan, ha parlato ai microfoni di Milan Channel.

Su questa stagione: "Quest'anno bisogna finire la stagione nel miglior modo possibile per ricominciare con una mentalità vincente e per tornare di nuovo ad essere ad alto livello".

Sull'incontro con Filippo Galli: "Ho parlato con Filippo Galli della possibilità di osare di più con i giovani del settore giovanile, credere in loro e sperare che i giocatori che ci sono abbiano la voglia e il desiderio di essere seri e lavorare sui piccoli dettagli che fanno la differenza.

Su cosa fare per uscire dalla crisi: "Ognuno deve cambiare il suo stile di vita per sacrificarsi ed essere il migliore possibile per la società. Quando la società va bene è un bene anche per il giocatore perchè l'esposizione che ti da il Milan quando vince è sempre grande".

Su Inzaghi allenatore: "Non pensavo che Filippo Inzaghi potesse diventare allenatore, forse non lo pensava neanche lui, è un uomo intelligente, adesso fa l'allenatore, non è facile. L'ho marcato quando giocava ed era molto difficile, dev'essere come allora ossessionato dalla vittoria. Ci vuole pazienza anche su di lui e le cose andranno bene".

Su quanto si sente legato al Milan: "Mi sento rossonero, ero tifoso del Milan come squadra straniera. Ovunque vado ho sempre il Milan nel cuore".

Sulla finale vinta con il Marsiglia contro il Milan: "Per noi era una cosa incredibile, perchè giocavamo contro il grande Milan. Sapevamo che Van Basten era infortunato. Siamo riusciti a fare la differenza fortunatamente, poi Van Basten non era al massimo e fortunatamente non ha segnato nei primi minuti".

Sull'arrivo al Milan e le sensazioni delle prime partite: "Per me non era giusto che andavo nel Milan. Non pensavo di essere al livello di quella squadra. Poi con il crescere della fiducia e con le mie capacità tattiche e fisiche sono riuscito a fare bene. Capello mi adorava e sono riuscito a impormi nel Milan".

Sull'emozione di San Siro: "San Siro è una cosa incredibile, era come un sogno. Avevo di fianco a me giocatori del calibro di Savicevic, Donadoni, Massaro, Simone. Poi mi sono abituato e San Siro è diventato il mio giardino, mi sono abituato alla pressione. Ne avevo bisogno per avere motivazione. Con Albertini abbiamo dato tutto per la squadra, eravamo importanti avere due giocatori così".

Sul rapporto con i compagni: "Era un'altra epoca, era un bel mix di stranieri, 7-8 e poi c'era una base italiana che davano la filosofia e mi chiedevano di parlare in italiano, dicendomi di studiare. Era bella l'organizzazione al Milan. Sia che vince o che perde il Milan avrà una storia sempre forte".

Sull'annata del '94 culminata nel trionfo di Atene contro il Barcellona: "Per me era una grossa pressione affrontare il Monaco in semifinale. Desailly ha fatto un bel gol (ride ndr). Sono andato altissimo, avevo l'elicottero, ora non posso più saltare a quell'altezza. Che gioia segnare, non ero abituato a quella emozione perchè segnavo poco. E' un'emozione che non avrò più nella mia vita".

Sulla finale vinta: "Capello è stato molto intelligente a stimolarci dicendoci che quelli del Barcellona erano presuntuosi e ci denigravano. Eravamo motivatissimi da Massaro e Savicevic, che quando voleva era il miglior giocatore del mondo. Sul mio gol? Normalmente in quella zona del campo incomincio ad avere paura perchè non sono abituato, ma ho gestito bene il tiro e ho segnato".

Su quanto ha sentito propria quella coppa: "Sì, tantissimo, perchè ero nel Milan, mi ero affermato ai massimi livelli nel mondo del calcio. Sono riuscito ad avere la continuità nella performance in una squadra di un altissimo livello. Con il Marsiglia è stata una gioia diversa perchè è stata la prima. Ero giovane, avevo 24 anni, non vi rendete conto che gioia potessi avere. Vuoi farmi piangere facendomi vedere quelle immagini?".

Sulle difficoltà incontrate gli anni successivi: "Nel 97/98, sono arrivati tanti olandesi. Non era più il mio momento, era giusto andare. Mi hanno fatto male le critiche perchè sono stato accusato di scarso impegno. L'anno dopo il Milan ha vinto senza di me ed ero comunque felice".

Sulle critiche subite: "Era una sensazione strana. Avremmo voluto dire ai tifosi che l'impegno era lo stesso dell'anno prima in cui avevamo vinto lo Scudetto. E' anche la bellezza del calcio, se cali come performance sei fuori".

Sul Milan che è tornato ad alti livelli: "Non avevo dubbi che sarebbe successo. All'epoca avevamo 78mila abbonati, una cosa stupenda, vi rendete conto?"

Su cosa prova pensando al Milan: "E' un insieme di cose. Ho scoperto una nuova lingua, una nuova cultura, e una nuova città. E' una società che mi ha portato tante belle cose, che mi ha permesso di affrontare le tappe successive della mia carriera con grande esperienza".