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tmw / milan / Editoriale
La resa dei conti
domenica 31 luglio 2016, 00:00Editoriale
di Fabrizio Tomasello
per Milannews.it

La resa dei conti

Sembra proprio che Silvio Berlusconi sia "in attesa che si concluda questa benedetta trattativa con il fondo cinese", un po' come tutti noi. 

L'unica sottile differenza, visto il suo ruolo fondamentale nell'operazione, è che da lui dovrebbero arrivare risposte non ammissioni di attesa. O quanto meno una risposta: ma tutte la garanzie richieste agli advisor e le conseguenti rassicurazioni fornite dai nuovi acquirenti, che fine hanno fatto?

Siamo arrivati ad un soffio dal superare il limite del buon gusto, della decenza, del rispetto minimo dovuto ad una tifoseria calda, paziente e disponibile come quella milanista. Dopo un anno e mezzo di chiacchiere insulse sull'imminente cessione dell’Ac Milan in estremo oriente, ci ritroviamo ancora qui a fare congetture senza avere uno straccio di ipotesi concreta tra le mani. E i dati che iniziano a trapelare sul numero di abbonati per la prossima stagione stanno lì a testimoniare una disaffezione dolorosa ma purtroppo inevitabile.

Quello che i tifosi rossoneri non riescono proprio a comprendere è come sia possibile che una società gloriosa come il Milan, fino a qualche anno fa il club più titolato al mondo, debba dipendere da un gruppo di ipotetici investitori cinesi di cui sappiamo quasi niente tranne che dopo mesi e mesi di trattativa - pur legittimati a mettere bocca su tutto, dal marketing al mercato - ancora non hanno tirato fuori un solo euro.

È un concetto intollerabile per chi ha vissuto un quarto di secolo di fasti, successi e trionfi durante la presidenza Berlusconi e che adesso fatica ad abituarsi a questa nuova sconcertante realtà di miseria, sia economica che di idee.

La verità è che non si sa più che pensare. Ormai ogni tipo di analisi ed elucubrazione possibile sulla trattativa più lunga ed estenuante della storia del calcio è stata già abbondantemente presa in considerazione e sviscerata in ogni sua parte. Eppure una spiegazione logica a tutto quello che sta accadendo proprio non si riesce a trovare.

Fin qui abbiamo raccontato dei dubbi e dei ripensamenti di Silvio Berlusconi, tormentato e combattuto all’idea di abbandonare quella che è stata la sua creatura e il suo passatempo preferito per circa 30 anni.

Ora che finalmente da Arcore i dubbi si sono sciolti come neve al sole, lasciando spazio solo ad una ferma volontà di liberarsi dell’onere finanziario a tinte rossonere, ecco la frenata in agrodolce proveniente dalla Cina. Le cronache raccontano di un ulteriore slittamento di altri 15 giorni, se non tre settimane, in previsione di un preliminare da firmare a fine agosto e closing tra ottobre e novembre. 

Ora passi per le lungaggini dovute all'obbligo di riscrivere da capo un accordo che si è trasformato da un iniziale cessione dell’80% del pacchetto azionario del Milan al 100% di adesso, ma sentirsi raccontare che ci sono problemi di traduzione e soprattutto che - dopo quasi un anno di trattativa - ancora nessuno, tra i misteriosi multimiliardari cinesi, si sia organizzato per avere tutte le autorizzazioni dal governo di Pechino indispensabili per fare uscire denaro dalla Cina e saldare quanto dovuto alla Fininvest, appare a dir poco risibile. Nemmeno l’ipotetica transazione degli interi Stati Uniti d’America durerebbe tanto quanto questa sconveniente manfrina che ha quali protagonisti involontari il Milan e i suoi milioni di tifosi.

E allora evidentemente c’è dell’altro e resta solo da capire di cosa si tratti. La certezza è che Fininvest, ancor più che Silvio Berlusconi, voglia assolutamente vendere il Milan, a maggior ragione dopo i guai tra Mediaset e Vivendi. Molto meno chiara è la volontà dei fantomatici acquirenti cinesi che ad oggi, dopo quasi un anno di chiacchiere, ancora non si sono materializzati. Nessuno di loro si è mai presentato al cospetto di Berlusconi, nessuno ha mai parlato ufficialmente di questa operazione, nessuno ha mai fatto capire di esserci dentro. 

E allora la domanda sorge spontanea: ma questa cordata asiatica disposta ad investire centinaia di milioni per risollevare l’ex club più titolato al mondo, esiste davvero o si tratta solo di una montatura - invero ben riuscita - organizzata dall’attuale presidente per convincere i tifosi ormai esasperati che meglio di lui non c’è nessuno? Siamo indubbiamente ai confini della fantascienza ma la realtà è che tra il popolo rossonero i concetti di ottimismo, fiducia e speranza sono evaporati al sole di questa lunga estate calda. 

E chissà cosa starà pensando da lassù il caro vecchio Herbert Kilpin guardando i gloriosi colori sociali cambiare drammaticamente significato: ormai il rosso rappresenta solo la rabbia che divora i tifosi, nero invece è il futuro per l’ex club più titolato al mondo.