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tmw / milan / Editoriale
Lasciate credere che sia soltanto fortunaTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 2 dicembre 2016, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
per Milannews.it

Lasciate credere che sia soltanto fortuna

Pensavamo già in estate che il Milan fosse una squadra con valori assoluti inferiori, comprendendo tutta la rosa, rispetto ad almeno 4-5 squadre del campionato italiano. Per questo speravamo che Montella e il suo gruppo ne fossero consci in ogni partita e che di conseguenza si sarebbero comportati: lottando con umiltà, soffrendo, difendendosi senza più cercare di fare o addorittura dominare le partite come la tradizione vuol e come Berlusconi sogna ancora. Il risultato alla vigilia di un Natale intenso (dopo il Crotone ci saranno Roma, Atalanta e Supercoppa con la Juventus) è sotto agli occhi di tutti, compresi gli esteti disgustati e molti avversari miopi che attribuiscono la sorprendente classifica a una mera questione di fortuna. La realtà per chi segue costantemente le vicende rossonere, è che sono cresciuti e saliti in alto attraverso quelle armi provinciali che tutto sono tranne che disonorevoli, nella consapevolezza dei propri limiti, e aggrappati alla qualità di alcuni uomini recuperati (Paletta, Abate, lo stesso Bonaventura appannato nella seconda metà della scorsa stagione), la voglia di altri (Locatelli, Kucka, Niang), il battesimo di Locatelli, la consacrazione di Donnarumma, la riscoperta di Suso e il battesimo di Lapadula dopo i primi fuochi di Bacca.

Non poca cosa, insomma, non un escalation casuale né improvvisata, pur nell'assoluta certezza che per restare competitiva in Italia ed anzi crescere parecchio, nonché per riproporsi dignitosamente in Europa dopo un'assenza esageratamente lunga, servono alemno 3 innesti di qualità assoluta, dal rendimento elevato, dalla personalità forte. Come smpre sosteniamo, non è solo una questione di soldi, ma soprattutto di ricerca e di fiducia. Con i Vangioni e i Sosa dopo gli Honda e i Luiz Adriano, questo gruppo è destinato a regredire, non a evolversi. Nel frattempo Montella mischia le carte provando a cavare qualcosa di buono anche da seconde linee che invece latitano palesemente: il fragile Mati e l'evanescente Pasalic non sono niente di più e di meglio, al momento, di un Poli qualsiasi mentre lo stesso De Sciglio ha imboccato una china paralllamente opposta a quella della Nazionale. Il suo punto di non ritorno lascia temere che con questa maglia il suo rendimento non assurgerà mai ai picchi sperati.

Il mercato, di conseguenza, dopo il ciclo di ferro di dicembre (attenzione a non sottovalutare il Crotone, anche se dopo Palermo, Pescara e Empoli il Milan dia la sensazione di affrontare nel bene e nel male ogni avversario con la stessa prudenza), è legato più che mai a chi dovrà operare delle scelte e affrontare delle spese. Non sappiamo, nessuno sa, come e quando finirà questo esasperante teatrino di ricambio della proprietà. Sappiamo invece che Fassone, dopo aver sfiorato Albertini e Costacurta, convocato Maldini e corteggiato Ambrosini, ora ammicca persino a Pirlo e Kakà. La speranza è quindi che chiunque sia al timone in gennaio, abbia le idee più chiare e meno confuse di chi se ne sta occupando da anni o da mesi. E, alla peggio, faccia almeno e soltanto lo sforzo di ascoltare l'allenatore.