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Galtier: "Col Napoli nessun contatto diretto. Milan? Lusingato, ma non hanno scelto Lopetegui?"
Christophe Galtier si difende dalle accuse e si racconta in una lunga intervista concessa a L'Equipe. L'allenatore francese, attualmente in Qatar alla guida dell'Al-Duhail, è stato scagionato dalle accuse di razzismo per alcuni episodi avvenuti durante la sua permanenza a Nizza.
"Sono stato vittima di una vendetta”, ha detto Galtier, che ha puntato il dito contro l'ex d.t. del Nizza, che di fatto lo aveva accusato di escludere giocatori di colore e musulmani. Ora è pronto a tornare in Europa, lui che ha sfiorato l'Italia ed è tra i nomi per la panchina del Milan: "Ero ancora sotto contratto con il PSG e non ho avuto contatti diretti con il Napoli. Milan? È lusinghiero ma non ho parlato con i dirigenti. Mi sembra di capire che abbiano scelto Lopetegui...".
Il Marsiglia lo ha chiamato: "Il giorno in cui ho deciso di non andare all'OM è stato il momento più difficile della mia carriera ", ha detto Galtier. Non ho seguito il consiglio di mia moglie perché i tempi non erano maturi. Nel profondo sentivo di non avere il diritto di associare inconsapevolmente e controvoglia il club al mio caso in tribunale. La pressione sarebbe cresciuta e avrei speso energie per difendermi. Ho detto no come un grande segno di rispetto per il club e per il presidente Longoria".
"Sono stato vittima di una vendetta”, ha detto Galtier, che ha puntato il dito contro l'ex d.t. del Nizza, che di fatto lo aveva accusato di escludere giocatori di colore e musulmani. Ora è pronto a tornare in Europa, lui che ha sfiorato l'Italia ed è tra i nomi per la panchina del Milan: "Ero ancora sotto contratto con il PSG e non ho avuto contatti diretti con il Napoli. Milan? È lusinghiero ma non ho parlato con i dirigenti. Mi sembra di capire che abbiano scelto Lopetegui...".
Il Marsiglia lo ha chiamato: "Il giorno in cui ho deciso di non andare all'OM è stato il momento più difficile della mia carriera ", ha detto Galtier. Non ho seguito il consiglio di mia moglie perché i tempi non erano maturi. Nel profondo sentivo di non avere il diritto di associare inconsapevolmente e controvoglia il club al mio caso in tribunale. La pressione sarebbe cresciuta e avrei speso energie per difendermi. Ho detto no come un grande segno di rispetto per il club e per il presidente Longoria".
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