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Agenzia di Controllo, Nassi: "Finalmente Abodi!"
Tanto tuonò che piovve. E finalmente il Ministro dello Sport, Abodi, uscito dal letargo, decide "... nell'interesse comune di rendere più efficiente, credibile, sostenibile e competitivo il sistema calcio".
Immediatamente prendono posizione i soliti noti per contestare la bozza del decreto sull'agenzia di controllo, visto che nessuno controlla, a partire dalla Covisoc.
Ma commettono un errore.
Dimenticano che Abodi proviene dal calcio, è stato il numero uno della Serie B e candidato alla presidenza della FIGC.
Conosce le dinamiche e, se decide di istituire un'agenzia investigativa per la vigilanza economico-finanziaria sulle società sportive professionistiche, esautorando gli organi esistenti, ci sarà un motivo.
Se la Lega di Serie A avverte la necessità di procedere verso una piena autonomia all'interno dell'organizzazione; se l'AIA cerca con ogni forza di trovare soldi per rendersi autonoma e superare finalmente la difficoltà che lamenta nelle categorie inferiori e nel reclutamento; se il Cancelliere della Germania, Schroeder, nel 2002 disse:
"Non interessa che i migliori calciatori vadano in Inghilterra, Italia e Spagna, a me interessa che le società abbiano bilanci a posto", viene da pensare di essere in ritardo con chi fa cose serie. Se non ci si rende conto che è l'azienda più importante del Paese e non può essere gestita da anni da chi ha poco a che spartire col calcio, non riusciremo a recuperare il gap che ci divide dai big. Dovrebbe essere scontato il controllo dei bilanci, delle parcelle dei procuratori, del tetto degli emolumenti dei tecnici, fuori dimensione, della Scuola di Coverciano, da cui dovrebbe partire la rinascita, perché non si deve dimenticare che il business dipende dalla partita della domenica.
Chiudo ricordando la folla che ha accompagnato lo scudetto della seconda stella dell'Inter. Incredibile. Dovrebbe essere facile anche per i politici capire che il calcio, in un Paese latino, è una religione e chi fosse capace di risanarlo rimarrebbe trent'anni alla guida della nazione, perché chi è stato all'altezza di mettere i conti a posto a maggior ragione risolverà i problemi del lavoro, della sanità, della scuola e via dicendo.
Immediatamente prendono posizione i soliti noti per contestare la bozza del decreto sull'agenzia di controllo, visto che nessuno controlla, a partire dalla Covisoc.
Ma commettono un errore.
Dimenticano che Abodi proviene dal calcio, è stato il numero uno della Serie B e candidato alla presidenza della FIGC.
Conosce le dinamiche e, se decide di istituire un'agenzia investigativa per la vigilanza economico-finanziaria sulle società sportive professionistiche, esautorando gli organi esistenti, ci sarà un motivo.
Se la Lega di Serie A avverte la necessità di procedere verso una piena autonomia all'interno dell'organizzazione; se l'AIA cerca con ogni forza di trovare soldi per rendersi autonoma e superare finalmente la difficoltà che lamenta nelle categorie inferiori e nel reclutamento; se il Cancelliere della Germania, Schroeder, nel 2002 disse:
"Non interessa che i migliori calciatori vadano in Inghilterra, Italia e Spagna, a me interessa che le società abbiano bilanci a posto", viene da pensare di essere in ritardo con chi fa cose serie. Se non ci si rende conto che è l'azienda più importante del Paese e non può essere gestita da anni da chi ha poco a che spartire col calcio, non riusciremo a recuperare il gap che ci divide dai big. Dovrebbe essere scontato il controllo dei bilanci, delle parcelle dei procuratori, del tetto degli emolumenti dei tecnici, fuori dimensione, della Scuola di Coverciano, da cui dovrebbe partire la rinascita, perché non si deve dimenticare che il business dipende dalla partita della domenica.
Chiudo ricordando la folla che ha accompagnato lo scudetto della seconda stella dell'Inter. Incredibile. Dovrebbe essere facile anche per i politici capire che il calcio, in un Paese latino, è una religione e chi fosse capace di risanarlo rimarrebbe trent'anni alla guida della nazione, perché chi è stato all'altezza di mettere i conti a posto a maggior ragione risolverà i problemi del lavoro, della sanità, della scuola e via dicendo.
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