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25 aprile 1995, Andrea Fortunato muore a causa di una leucemia linfoide acuta
Il 25 aprile del 1995 Andrea Fortunato, calciatore della Juventus, muore a causa di una leucemia acuta. Si trovava a Perugia, dove era tornato anche ad allenarsi in collaborazione con la squadra della città, dopo una riabilitazione. Partendo con ordine: Andrea Fortunato nasce a Salerno e si trasferisce a Como, dove è il titolare in B e in C1. Il Genoa lo prende e lo gira in prestito al Pisa, in B. Altra buona annata e c'è il passepartout per la Serie A, con 33 presenze e tre gol. A ventidue anni viene acquistato dalla Juventus di Giovanni Trapattoni: è la consacrazione che, poco dopo, arriva anche con la convocazione in Nazionale per la partita contro l'Estonia, qualificazioni Mondiali a Usa 1994.
Insomma, è in rampa di lancio per essere uno dei migliori giocatori della sua generazione. Viene acquistato per essere l'erede di Antonio Cabrini, guadagnandosi le attenzioni di tutti. Prima parte ottima, in Primavera incomincia ad accusare una stanchezza costante e allarmante che, tuttavia, non viene presa come tale dai medici, almeno fino al maggio del 1994, dopo l'eliminazione dalla Coppa UEFA (e qualche scontro con i tifosi perché lo pensavano come uno che non si spendeva per la squadra).
Dopo gli esami più approfonditi la diagnosi è terribile: luecemia linfoide acuta che si può curare solamente con un trapianto di midollo osseo. Non c'è un donatore, con padre e sorella che si rendono disponibili a un trapianto di cellule. La situazione per un breve periodo migliora, iniziando la riabilitazione e allenandosi proprio a Perugia, sperando di potere rientrare nella sua Juventus. Il 25 aprile, però, l'esito ferale, con i funerali che - qualche giorno dopo - vengono seguiti da migliaia di persone.
Insomma, è in rampa di lancio per essere uno dei migliori giocatori della sua generazione. Viene acquistato per essere l'erede di Antonio Cabrini, guadagnandosi le attenzioni di tutti. Prima parte ottima, in Primavera incomincia ad accusare una stanchezza costante e allarmante che, tuttavia, non viene presa come tale dai medici, almeno fino al maggio del 1994, dopo l'eliminazione dalla Coppa UEFA (e qualche scontro con i tifosi perché lo pensavano come uno che non si spendeva per la squadra).
Dopo gli esami più approfonditi la diagnosi è terribile: luecemia linfoide acuta che si può curare solamente con un trapianto di midollo osseo. Non c'è un donatore, con padre e sorella che si rendono disponibili a un trapianto di cellule. La situazione per un breve periodo migliora, iniziando la riabilitazione e allenandosi proprio a Perugia, sperando di potere rientrare nella sua Juventus. Il 25 aprile, però, l'esito ferale, con i funerali che - qualche giorno dopo - vengono seguiti da migliaia di persone.
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