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Da Zero a Dieci: Higuain è ancora del Napoli, la festa rovinata nei salotti TV, la rovina di  Insigne e la rivoluzione del nuovo bomber
giovedì 27 ottobre 2016, 10:29Copertina
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da Zero a Dieci: Higuain è ancora del Napoli, la festa rovinata nei salotti TV, la rovina di Insigne e la rivoluzione del nuovo bomber

(di Arturo Minervini) - Zero a questo articolo ed all’insensatezza del parlare di calcio in un giorno come questo. La terra che trema, sogni infranti, parenti e amici con lo sguardo sbarrato dal terrore dopo una notte devastante. A loro va forte il nostro pensiero. Per loro il cuore grande di Napoli si spalanca come un ponte girevole. Possiamo percepire tutta la vostra paura. Quella paura la si vince solo sapendo di non essere soli. E voi non lo siete affatto. Scusateci se parleremo un po' di pallone, lo faremo con il pensiero rivolto a voi. Ed in rigoroso silenzio, quello che invade uno stadio prima che si calci un tiro dagli undici metri. 

Uno il punto in più in classifica sul Milan, eletto prematuramente ad antagonista della Juve dopo la vittoria sui bianconeri. È la storia che si ripete, eiaculatori precoci di pensieri subito nascosti per la vergogna qualche giorno dopo. Nei salotti “importanti” della tv c’erano facce più sorridenti di quella di The Mask (di maschere alla fine si tratta) per il ritorno dei rossoneri. La grande sfida con la Juve. Zero parole sul Napoli vincente a Crotone. Zero parole anche dopo l’Empoli. State sicuri, però, che questa squadra si divertirà ancora una volta a strappare i vostri piani come un foglio di carta.

Due le reti segnate dall’Empoli in dieci giornate. Eppure questo Napoli in crisi adolescenziale è riuscito a regalare più di un’occasione ai toscani. Sarri parla di superficialità, anche se la questione sembra ben più complessa. C’è una condizione psico-fisica generale difficile da decifrare, con la squadra che vive dei picchi e dei cali ad intervalli incostanti. Più umorale di una donna che rimpiange ogni capello appena tagliato, questo Napoli viaggia con le navicelle di un vento ancora irregolare. Per tornare davvero grandi bisognerà alzare l’asticella e ricercare venti più fedeli. Ed un fiato più costante.

Tre giorni alla partita cerchiata in rosso sul calendario come fosse una scadenza di Equitalia. La tassa da pagare è sempre quella dell’emozione, che su quel campo negli ultimi anni ha giocato brutti scherzi. L’unica via da percorrere è quella di liberare la mente, proprio come si fa prima di fare un salto nel vuoto. Il Napoli degli ultimi tempi “non riesce a capire la leggerezza e la gioiosa futilità dell'amore fisico. Come vorrebbe imparare la leggerezza!”. Allo Stadium con la testa libera. 

Quattro e mezzo gli assist di Callejon in stagione. Una leggera deviazione gli nega l’ufficialità per le statistiche, ma nella sostanza è sempre lo spagnolo ad imprimere il suo marchio nelle giocate decisive. È il fabbricante in Matrix, che gira per il campo con il suo enorme mazzo di chiavi alla ricerca di quella giusta. È solo questione di tempo e di tentativi, ma prima o poi una porta grazie a Josè viene spalancata. Che sia con un gol in diagonale, con un movimento alle spalle del difensore, con il cross basso e teso sul palo lontano. Un campionario di soluzioni che nasce dal caos e trova compimento nella razionalità del numero 7. “C'è sempre un'altra via”.

Cinque alla playlist che accompagna la gara di Insigne. Provateci voi a giocare una gara con le cuffie nelle orecchie che mandano sempre la solita musica. Anzi, i soliti mugugni di chi ora abbandona la barca quando sta affondando. Salite a bordo, cazzo! Eliminate dall’animo lo Schettino che è in tutti noi e proviamo a recuperare un talento fondamentale per il futuro azzurro. Ma come fate a non rendervene conto? È un Lorenzo impaurito più di Rick Grimes davanti a Negan in The Walking Dead. È un Lorenzo che manca più di un euro per prendere il carrello al supermercato. È un Lorenzo che quando si accende illumina il San Paolo come in occasione del lancio per Mertens sul finire del primo tempo. Cambiate musica!

Sei è il numero perfetto per Chiriches. Ordinato, non eccessivamente appariscente, spesso polifunzionale come un coltellino svizzero. Nel momento più difficile della gara è un suo gol ad acquietare l’anima tormentata dalla paura di subire un’altra beffa. Un porto a riparo degli affanni sicuramente inatteso, ma con un mare così agitato non bisogna necessariamente attraccare a Portofino. Di necessità virtù. 

Sette ai meravigliosi segni del tempo, che ci ricordano chi eravamo e da dove siamo partiti. Suonano come carezze gli applausi sparsi che arrivano a Christian Maggio al momento del cambio, quando Croce stava mettendo in difficoltà l’esterno azzurro di quanto possa fare una pizza fritta con una modella taglia 37,5. Una volta su quella fascia era lui a fuggire. Ora fugge irreparabilmente il tempo. Ma è bello anche così. Ricorda chi eravamo. 

Otto ai lampi di Reina. Allora, fissiamo un punto giusto per capirci e per uscire da una situazione che ha il sapore del ridicolo. Dopo una parata di Pepe accade sempre così, fateci caso. Contate giusto qualche secondo ed il web verrà invaso da messaggi: “Allora era finito?! Cambiate mestiere! Non capite nulla!”. Premesso che lo spagnolo è tra i pali per fare quello, parare, quindi dovrebbe essere la regola e non l’eccezione. Premesso che gli errori fino a questo punto sono già stati tanti e nasconderlo non serve a niente. Detto ciò, ciò detto, godiamoci una serata da grande portiere di Reina. Quello che è sempre stato in carriera. Quello che deve essere con maggiore frequenza anche in questa stagione. 

Nove, rieccolo che si staglia all’orizzonte di un paesaggio che fino a poco fa chiamavi casa. Rieccolo Gonzalo con la cascata di ricordi che ti investe. Farà un effetto strano, non raccontiamoci bugie, almeno in casa nostra. Al mondo racconteremo di questa indifferenza, ma non possiamo mentire a noi stessi. Purtroppo tendiamo a fare così quando le grandi storie d’amore finiscono. Buttarci sopra terreno per lasciarlo all’oblio. Ma come si fa a dimenticare il brivido che ti investe quando ripensi ai 36 gol? Alla notte del record, vissuta sotto la pioggia e con le lacrime alle porte degli occhi. Bisognerebbe scindere l’uomo dai ricordi. Il primo non merita eccessiva considerazione. I secondi restano una cassaforte inviolabile di gioia e sono solo nostri. Non sono di Higuain. Sono ricordi d’azzurro e li teniamo incastonati accanto al cuore. Nessuna clausola potrà mai portarceli via.

Dieci a quel matto che si è messo in testa di fare il centravanti. Segna ancora Dries, ancora una volta da bomber navigato. Sembra leggero tra i difensori dell’Empoli, come una pallina di un Flipper che viene sballottata dalle pinne, o alette fate voi, dello stesso. Ed invece Mertens capovolge questa regola, gioca da numero 9 e sembra anche piacergli inventarsi un nuovo ruolo. D’altronde l’uomo che non ha fantasia non ha ali per volare. Mertens con l’immaginazione si inerpica tra le nuvole e poi ricasca proprio sul San Paolo, come un deus ex machina che decide sia arrivato il momento di trasformare una tragedia in una festa. Le danze iniziano quando il belga schiaccia play. Ligabue direbbe che sei bello, calcisticamente parlando, che si balla solo come vuoi tu.