Tifosi contro la Supercoppa a Doha, ma per Napoli, Juve ed il calcio italiano è un'occasione: niente romanticismo, ma aumentare i ricavi

"Antiche tradizioni vendute per un pugno di milioni". Con questo striscione la Curva B ha espresso il proprio dissenso per la decisione di disputare la Supercoppa italiana a Doha, peraltro in prossimità del Natale rispetto al solito appuntamento estivo. E di certo non cambierà le cose lo spostamento del fischio d'inizio alle 18.30, su richiesta di De Laurentiis per permettere ad un numero maggiore di tifosi di rientrare a casa per assistere all'attesissima gara contro la Juventus. 

Analizzando la situazione, però, Napoli e Juventus non possono essere biasimate. La scelta è ricaduta su Doha, di comune accordo con la Lega, ma non esclusivamente per l'oltre milione e mezzo di euro garantito a ciascuna squadra più viaggio, sistemazione e quant'altro, anche perchè più o meno la stessa cifra sarebbe arrivata con un mega-incasso ad esempio a San Siro. I due club hanno colto quella che è un'occasione di crescita del proprio marchio, unico passo per aumentare il proprio fatturato.

Vedere a Doha i fans o i semplici appassionati (con le maglie di tanti club europei di prima fascia) assediare il Napoli dopo l'allenamento per foto e autografi, simboleggia la possibilità di farsi conoscere all'estero, catturare un numero di simpatizzanti - non certo di tifosi - che però vanno ad incidere su voci come ad esempio il merchandising nell'era degli store on line. Tralasciando poi possibilità di grosse sponsorizzazioni. A livello nazionale, invece, a creare maggiore interesse sui diritti tv della serie A all'estero che vengono svenduti rispetto a quelli di Premier e Liga che proprio lì hanno fatto il vuoto (avendo, ovviamente, un prodotto di un altro spessore a livello tecnico e di impianti). Tante altre leghe, anche quelle che ora sembrano lontanissime, non giocano la Supercoppa al di fuori dei confini del proprio paese, ma hanno club con un appeal ormai enorme che a queste cifre ci arrivano con tournée o semplici amichevoli. Doha, così come Pechino due anni fa, rappresenta un'occasione. Nell'era dei ricavi a determinare i successi, per i club non c'è più spazio per il romanticismo.