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Il Roma - ADL non investe se non si cambiano le leggi, rischio cambio sede della finale di coppa ItaliaTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
venerdì 6 marzo 2015, 14:40Notizie
di Redazione Tutto Napoli.net
per Tuttonapoli.net
fonte Salvatore Caiazza - Il Roma

Il Roma - ADL non investe se non si cambiano le leggi, rischio cambio sede della finale di coppa Italia

COsi l'edizione odierna

Lo stadio San Paolo è stato oggetto di discussione nell’incontro alla Canottieri Napoli tra il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il numero uno del Napoli, Aurelio De Laurentiis e il sindaco Luigi de Magistris. Il patron del club dei partenopei non ha usato, come suo solito, mezze misure per far conoscere il proprio pensiero in riguardo alla ristrutturazione dell’impianto di Fuorigrotta. Non ha alcun problema a fare degli investimenti ma non ci sta a sborsare i soldi se non cambiano le leggi sulla violenza negli stadi. Il produttore cinematografico si è stancato di vedere le scene di un film visto e rivisto. Sistematicamente l’ordine pubblico va in difficoltà perché i violenti sono liberi di fare ciò che vogliono. Gli episodi con il Trabzonspor stavano rischiando di limitare l’uso del San Paolo per il match di campionato con l’Inter. Fortunatamente la Prefettura non ha accolto il consiglio del Casms per la Curva A e per gli altri settori e di conseguenza domenica lo stadio sarà aperto a tutti.

L’AUT AUT. De Laurentiis ha parlato chiaro agli amici Malagò e De Magistris: «O andate dal ministro Alfano e chiedere di far applicare il modello inglese o io non metto i miei soldi per poi vedermi distruggere lo stadio». Una presa di posizione importante del patron azzurro che rischiava di vedersi limitata la vendita dei tagliandi per la sfida di domenica contro l’Inter perché in Europa League un gruppo di teppisti si era scontrato con la Polizia. « Quando mercoledì mi hanno detto all’improvviso che si chiudeva lo stadio domenica per Napoli-Inter - ha detto ancora don Aurelio - mmi è venuta una vampata. Ho chiesto di parlare subito col prefetto di Napoli. Era un’infamia che si stava realizzando alle spalle dei napoletani, perché ci sono trenta cretini che hanno assaltato un commissariato. Chi sono questi 30 cretini? Diamogli una lezione».

ROMA INDIFESA. C’è il rischio di cambiare sede della finale di Coppa Italia se il Napoli dovesse qualificarsi di nuovo come nella passata stagione. Proprio in virtù di quegli incidenti del 2 maggio, dove fu sparato Ciro Esposito, si potrebbe decidere di giocare a Milano. Sarebbe una sconfitta per tutti come ha detto il presidente del Coni, Malagò. Ma De Laurentiis punta il dito su chi non è stato in grado di garantire l’incolumità dei tifosi e anche di una città che è stata messa a ferro e a fuoco dagli ultrà del Feyenoord. «Non siamo stati capaci di governare Fiorentina-Napoli a Roma - ha proseguito il patron partenopeo - nè il flusso degli olandesi a Roma che sicuramente non erano nigeriani, con tutto il rispetto che ho per questo popolo. Alla fine ci siamo fatti distruggere la “barcaccia”. Dove viviamo? Dove andremo? Lo sport significa incontro e non scontro. È condivisione. Io mi son detto, oggi, col sindaco al quale voglio molto bene, di andare da Alfano e far applicare la legge inglese, altrimenti lo stadio non lo faccio. Sono pronto ad investire i miei soldi, iniziando i lavori del San Paolo già il prossimo 1 luglio. Quando Alfano si immola televisivamente parlando, dicendo di fare i Daspo, sbaglia. Deve mettere in atto la legge inglese che ha ripulito il calcio. Non mi metto a costruire nuove strutture per farmele distruggere. Tifare per i colori della propria squadra, in maniera corretta e sana, questo bisogna arrivare. Ci sto mettendo la mia faccia e i miei soldi, perché il Napoli più di così non può fatturare. Sottolineo con fermezza questa mia idea inderogabile. Caro De Magistris, caro Malagò, bisogna chiamare Alfano per cambiare pagina. Così non andremo da nessuna parte. Lo sport è educazione, è esempio, immagine. Se non diamo l’esempio massimo della correttezza abbiamo fallito tutti».

Pompeo Paolo Serra