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E la torta a… Dries Mertens: l’emigrante belga diventato ‘scugnizzo’, con il Napoli nel destinoTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
mercoledì 6 maggio 2015, 13:30Notizie
di Redazione Tutto Napoli.net
per Tuttonapoli.net
fonte Pierpaolo Matrone - Gianlucadimarzio.com

E la torta a… Dries Mertens: l’emigrante belga diventato ‘scugnizzo’, con il Napoli nel destino

Il folletto belga compie oggi 28 anni

Leuven è una cittadina belga situata nel cuore delle Fiandre a circa 30 km da Bruxelles. Storicamente nobilitata dalla presenza di diverse Università, a farla da padrona è la cultura. Tra le strade perfettamente asfaltate, gli stabilimenti universitari e una vita dove a prevalere è il pragmatismo, c’è qualcuno che decide di dedicarsi anche allo sport. Herman Mertens è uno di questi e di libri non ne ha voluto sapere. Meglio la ginnastica, meglio diventare un campione. E meglio trasmetterlo anche ai proprio figli. A Dries, però, piste d’atletica, palestre ed esercizi ginnici non sono mai piaciuti. Per dimenticare tutto bastava un pallone, il cortile di casa e qualche amico. Il calcio era una passione che imperversava nella noia della quotidianità, il dribbling e il tocco di palla così delizioso facevano impazzire i compagni di giochi. Tutti più grandi di Dries - di stazza - ma non ci voleva molto eh. Eppure nessuno riusciva a fermare quel ragazzino. Sguardo basso, poi alto. Pallone a destra, poi a sinistra, poi tra le gambe. Toccato con l’interno e con l’esterno, con il destro e con il sinistro, senza nessuna differenza. Da diventare matti.

Anderlecht prima e Gent poi se ne accorgono. “Questo ragazzo è forte, ma è troppo esile”, commentarono gli addetti ai lavori. Ed era vero, Mertens era piccolo sul serio. E in un campionato dove contavano la potenza, l’impetuosità e la quantità, un calciatore così difficilmente poteva esser visto di buon occhio. E allora che si fa? Valigie in mano, cariche di bei sogni. Tra t-shirt e jeans c’era anche un pallone, Dries non se ne separava mai. Destinazione Olanda, per massimizzare quel talento che no, non poteva proprio essere gettato via. Non poteva esser sprecato in un campionato come quello belga. All’AGOVV si sapeva far rispettare, ma era solo la seconda serie. All’Utrecht, poi, è esploso. Continuava ad essere imprendibile, ovunque andasse. Quella fascia sinistra era sua, e guai a chi gliela toccasse. Un padrone. Un padrone edonista, perché il bello è sempre apprezzato. E lo stesso faceva al PSV, dove è diventato grande.

Genio tanto, sregolatezza accanto? Il giusto, diciamo. Leggiadria nei movimenti, esplosività nelle gambe. Sorriso stampato in faccia, e come potrebbe essere diversamente quando si fa quello che più ti piace. Il mix perfetto per una tifoseria che impazzisce per giocatori del genere. Non quella del PSV, quella adesso è storia passata. La maglia è azzurra, il Napoli è nel suo destino. Ci approda, ma prima gli fa male. Prima con l’Utrecht e poi col PSV, sempre Europa League. Un gol e prestazioni da lasciare senza fiato. Per due anni consecutivi, nonostante il cambio di maglia, lo incontra quattro volte il Napoli. Poi ci va a giocare e… boom, scoppia l’amore.

“Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?” sulle note di Battisti i tifosi l’avevano sperato. Ma se questo mingherlino gioca per te, beh, è tutto diverso. Amore a prima vista, il San Paolo è il palcoscenico che Dries ha sempre sognato. Ovazioni ad ogni giocata, ad ogni dribbling, ad ogni magia. Perché Mertens riesce spesso a far scomparire il pallone, a nasconderlo per qualche secondo e farlo ricomparire in qualche altra zona del campo. Che sia interno, esterno o tacco poco importa. Proprio come un prestigiatore. Sin Sala Bim et voilà, estratto il pallone dal cilindro. Lo ricordate? Da quello non si stacca mai. Impazzisce quando sente il suo nome scandito da quei tifosi, l’ha detto lui. Napoli è il suo habitat naturale, ha dichiarato anche questo. Posillipo, precisiamo. Con il mare sullo sfondo ed il calore tutto intorno. Se fosse nato qui, probabilmente, sarebbe stato etichettato subito come uno scugnizzo. Per fisico, giocate e birbanteria. Adesso lo è, a tutti gli effetti. Tanti auguri Dries, emigrante belga diventato scugnizzo. Torta in mano, ancora mare sullo sfondo. Un soffio, si spengono le 28 candeline ed è magia.

Pompeo Paolo Serra