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Ancora moralismo su Diego, ma è stato assolto dalla Commissione Tributaria. "Libero" denunciò l'ingiustizia già nel 2013
lunedì 16 gennaio 2017, 15:00Notizie
di Redazione Tutto Napoli.net
per Tuttonapoli.net

Ancora moralismo su Diego, ma è stato assolto dalla Commissione Tributaria. "Libero" denunciò l'ingiustizia già nel 2013

Già nel 2013 Franco Bechis sulle colonne di Libero analizzò la situazione tributaria di Maradona, scagionandolo dall'accusa

Ad ogni ritorno in Italia di Diego Armando Maradona non mancano mai le polemiche ed i moralismi. Su tutti quella per la presunta evasione fiscale, in realtà smentita totalmente già da anni, e a maggio 2016 (clicca qui per ripercorrere tutte le tappe della vicenda) anche da parte della Commissione Tributaria con due articolate sentenze (anche se Equitalia non molla sull'annullamento dell’avviso di mora da 40 milioni di euro ed i relativi pignoramenti). In realtà per un mancato appello, presentato invece dai compagni di squadra Careca ed Alemao, quando lui era già tornato in Argentina.

Già nel 2013 Franco Bechis sulle colonne di Libero (clicca qui) analizzò la situazione tributaria di Maradona, scagionandolo dall'accusa e spiegando i motivi del mancato appello: "Diego Armando Maradona non ha evaso al fisco italiano i 39 milioni di euro che continuano a chiedergli. Questo è certo, perché nemmeno il fisco italiano lo sostiene: la contestazione - notificata al calciatore argentino solo 11 anni dopo i fatti - riguarda un eventuale mancato versamento al fisco dal 1985 al 1990 di 13 miliardi di lire, pari a 6,7 milioni di euro. 

I milioni di euro in più che vengono pretesi da Equitalia sono la somma di mora, interessi di mora e sanzioni. E questo sarebbe un primo problema di equità per qualsiasi contribuente, anche per Maradona. Ma anche sui 13 miliardi di lire dell’epoca il fisco ha torto sul piano sostanziale e lo sa benissimo: per pretenderli ne fa esclusivamente una questione di forma. Il gruppo di finanzieri e di «messi» di Equitalia che notifica cartelle, avvisi di mora, e sequestra orecchini e orologi a Maradona ogni volta che questo entra in Italia, sa benissimo di avere torto sul piano sostanziale, anche se la forma consente questo show. Maradona è innocente, ma non si è difeso nei tempi e nei modi consentiti: quando lo ha fatto era troppo tardi, e la giustizia tributaria italiana non gli ha consentito di fare valere le sue ragioni (conosciute e indirettamente riconosciute da altre sentenze) perché era prescritta la possibilità di ricorrere e contestare le richieste del fisco. Quello di Maradona così è uno dei rarissimi casi in cui la prescrizione va a tutto danno dell’imputato. Il calciatore più famoso del mondo è finito nel mirino del fisco insieme alla società calcistica per cui aveva lavorato in Italia (il Napoli di Corrado Ferlaino), e a due giocatori dell’epoca: Alemao e Careca. Il fisco ha emesso le sue cartelle esattoriali, e la giustizia tributaria ha iniziato il suo processo quando Maradona era già tornato in Argentina, dove avrebbe ancora giocato quattro anni. Conseguenza naturale: le notifiche del fisco sono arrivate a chi era in Italia (Napoli calcio, Alemao e Careca), e naturalmente non a chi era in Argentina [...]. Squadra di calcio, Alemao e Careca fanno ricorso (Maradona no, perché non ne sa nulla): in primo grado hanno torto. In secondo grado vedono riconosciute pienamente le loro ragioni, con una sentenza che per Careca e Alemao verrà confermata dalla Cassazione [...] Maradona ha ragione, ma non può avere ragione perché la sua ragione ormai è prescritta. Cose da azzeccagarbugli. Che però giustificano assai poco lo show che il fisco mette in onda ogni volta che Maradona atterra in Italia".