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Sette mesi non possono cancellare un secolo di gloriosa storiaTUTTO mercato WEB
© foto di Luca Gambuti/Image Sport
mercoledì 28 gennaio 2015, 21:00News
di Mario Domina
per Parmalive.com

Sette mesi non possono cancellare un secolo di gloriosa storia

Alle volte basta poco per rischiare di cancellare tutto quello che si è costruito in anni e anni di gloriosa storia. Questo è quello che sta accadendo al Parma Fc, in sette mesi infatti si è andato a sgretolare tutto quello che faticosamente costruito in un secolo di storia e nuovamente tirato su dalle ceneri del post-crack Parmalat. Tornando con la memoria indietro ad un anno fa, i Ducali erano stati la sorpresa del campionato con Verona e Torino; da poco erano terminati i festeggiamenti e le iniziative per il 100esimo compleanno, si stava costruendo quella striscia di 17 risultati utili consecutivi che permise poi di rendere sempre più tangibile il sogno Europeo, il mercato invernale aveva visto l’arrivo di  Molinaro e Schelotto, dimostratisi poi utilissimi alla causa crociata e pochissimi movimenti in uscita. Riportando le parole usate dallo stesso Cassano durante l’intervista a Tiki Taka si era riusciti a costruire il “giochino perfetto” per tornare, dopo una lunga assenza, in quella che per 14 anni consecutivi è stata la seconda casa dei gialloblù, ovvero l’Europa. Il sogno europeo è stato raggiunto e distrutto in pochissime ore, in quella sera del 18 maggio la gioia e l’euforia per il traguardo appena tagliato nascondevano il baratro nel quale la società sarebbe andata poi a finire.

L’Europa è stata negata, attraverso una decisione assolutamente non equa, per “soli” 300mila euro non pagati entro scadenza prevista. Se sia stato un clamoroso errore evitabile da parte della società crociata o una decisione politica ancora non lo si è capito, perché nessuno ha fatto chiarezza e perché nessuna corte ha saputo dare una risposta in merito a ciò. Fatto sta che a quell’esclusione seguirono nell’ordine: le dimissioni (mediatiche) del presidente Ghirardi; la messa in vendita della società; un mercato estivo privo di qualsiasi logica o contenuto; le prime cessioni eccellenti senza l’acquisto di sostituti validi; il mancato saldo degli stipendi e delle pendenze tributarie da versare entro il 15 novembre, perché a detta di Ghirardi “era stato firmato un accordo di cessione del Parma Calcio non ratificato in tempo utile”; la cessione della società ad un non meglio precisato gruppo russo-cipriota che fa capo ad un imprenditore albanese (Rezart Taçi) e ad una holding costituita solo il 17 novembre con sede a Cipro e capitale sociale irrisorio; l’alternarsi di ben 4 presidenti senza che nessuno riuscisse chiaramente ad illustrare uno straccio di progetto sportivo ed economico per risanare il Parma e tirarlo fuori dalle sabbie mobili in cui è andato a finire; la rescissione del miglior talento in rosa; ed infine le numerose cessioni che in questi ultimi giorni di mercato potrebbero ridurre la rosa di Donadoni all’osso. Sono bastati sette mesi per distruggere tutto, per riportare i supporters del Parma allo sconforto degli anni del commissariamento, per condannare la squadra e la città alla seconda retrocessione in serie cadetta (sperando sia quella la serie da cui ripartire).
Un anno fa di questi tempi il Bari in serie B, pur fallito riuscì a tirar fuori la grinta e gli attributi sfiorando una clamorosa impresa, la promozione in serie A. I giocatori del Parma, a confronto dei baresi, sembrano già aver tirato i remi in barca stanchi di una situazione senza logica, fatta di molte parole e molto fumo ma di pochissimi fatti.
Non resta quindi che lanciare due appelli, a calciatori e chiunque abbia un briciolo di interesse verso questa realtà, che potrebbero in qualche modo rendere meno amara la discesa agli inferi: “Onorate la Maglia” e, riprendendo quello che fu il tormentone legato proprio al Bari, “Salvate il Parma”.