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L'Orvietana ha regalato con la salvezza in Serie D un sorriso all'Umbria del calcio
mercoledì 8 maggio 2024, 08:30News
di Redazione Perugia24.net
per Perugia24.net
fonte Roberto Pace

L'Orvietana ha regalato con la salvezza in Serie D un sorriso all'Umbria del calcio

L'Orvietana ha festeggiato la salvezza in Serie D. Un campionato già difficile e con il girone E che lo è stato ancora di più. Quest’anno, più di quello scorso. Con Orvietana e Trestina uniche squadre umbre insieme a ben sedici società nella regione dell’ex Granducato. In Toscana, la cultura sportiva è patrimonio storico, si tratti di calcio o di altre discipline. Ne conseguono minori difficoltà per reperire risorse e altrettanta facilità per coinvolgere gli abitanti di piccole e grandi città nell’affetto ai propri colori. Può capitare, raramente, l’insorgere dell’effetto boomerang (vedi Livorno), qualora le squadre disattendano alle attese. La crisi è solitamente passeggera e destinata a esaurirsi con l’inizio della nuova stagione sportiva. Alla nostra latitudine non funziona allo stesso modo. Mettere una pietra sull’altra è sempre abbastanza complicato. Funzionava così ieri, nulla è cambiato oggi, si deve sperare sul domani perché le cose cambino. La serie D è un buon campionato. Serve a far crescere i giovani calciatori con maggiori motivazioni e prospettive, offre maggiori possibilità di confronto trattandosi di interregionale. Gioco-forza un miglioramento delle qualità. Analogamente, porta a sviluppare le competenze dei tecnici del settore giovanile, obbligati ad un aggiornamento continuo, specie se mirano a progredire nella loro carriera. Identico il discorso per i preparatori. L’Orvietana Calcio negli ultimi tre anni vanta la vittoria nel campionato d’Eccellenza e due partecipazioni in serie D. Sarà pure un caso, ma forse non lo è, che la maggior parte delle squadre giovanili abbia scalato le classifiche dei rispettivi campionati, arrivando più spesso ai vertici delle stesse.

Chiaro, ad ogni modo, che un risultato come quello odierno, strappato all’ultimo secondo, non sia frutto del caso, per cui, la giustificata euforia del momento non deve far dimenticare gli errori. Ne sono stati commessi e se ne dovrà tener conto. Certamente in buona fede, ma la rischiosità dell’improvvisazione meriterà una qualche riflessione. Antonio Rizzolo nei quattro mesi o poco più trascorsi sulla panchina biancorossa ha fatto tanto, e tutto molto bene. Ha seguito la sua logica ”credere nel lavoro”, ha portato serenità nel gruppo, ha ricostruito rapporti di stima e fiducia con gli addetti alle esigenze della squadra, ha modulato le attività dello staff, ha creato una solida connessione con i due direttori e la Presidenza. E’ persona perbene, schietta nei rapporti e non ama le dietrologie. Ma, soprattutto sa fare il suo mestiere. Quanto spiega ai giocatori ha sempre cognizione di causa. Cura i dettagli, non ha un fare autoritario, detiene la giusta dose di autorevolezza. Onorati che abbia trovato a Orvieto, la sua città, le condizioni adatte perché emergessero le sue grandi qualità. Accettando l’incarico scelse, come “secondo”, Enrico Broccatelli. Si conoscevano e lo considerava già “un fratello” piuttosto che un amico. Zenga, già all’Orvietana, ha dimostrato che la fiducia era ben riposta, calandosi nel ruolo con la modestia e il suo fare un po’ guascone che sono parti integranti del suo essere. Si è messo a disposizione, è stato prodigo di consigli, conoscendo a fondo i giocatori e l’ambiente. Il suo apporto è risultato prezioso, altrettanto le sue battute quando era necessario stemperare qualche situazione. Chi lo conosce, da tempi non sospetti, afferma di non averlo mai visto, prima, lavorare con tanta intensità e passione. Sopra a tutti vola un drone, comandato dal Presidente, Roberto Biagioli, che ascolta, vede e provvede con l’aiuto di amici veri.