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Repetto: "Vi racconto la mia verità"
mercoledì 30 novembre 2016, 10:02Primo Piano
di Redazione TuttoPescaraCalcio
per Tuttopescaracalcio.com
fonte Messaggero

Repetto: "Vi racconto la mia verità"

Giorgio Repetto ha metabolizzato in silenzio un esonero che gli ha impedito di vivere quella serie A che aveva conquistato. Ma poi il tempo passa, il la rabbia si quieta e per la prima volta viene voglia di spiegare.

Repetto, perché stato mandato via dal Pescara? "Io non sono un leccapiedi. Per restare avrei dovuto essere un uomo a personalità zero ed era un prezzo troppo alto".

Di preciso cosa è successo? "A gennaio ho cominciato a vedere movimenti di rocuratori e d.s. nell’ufficio di Sebastiani e ho capito... Il problema principale è che nel Pescara ormai comandano i procuratori, hanno assunto un peso abnorme".

Cioè? "Io sono abituato a lavorare in un altro modo.. I giocatori prima vanno visti e poi comprati. Per questo a Pescara ho sempre cercato di prendere gente che conoscevo bene. Ma poi gli agenti andavano dal presidente e trovavano udienza. Io vado a vedere un calciatore, se mi piace chiedo chi lo rappresenta. Alla fine ero accerchiato e sono stato insofferente davanti a questa situazione".

Lei si è spesso lamentato di essere scavalcato nelle decisioni. "Mi è capitato di dare parere contrario su un giocatore ed essermelo ritrovato in rosa con 5 anni di contratto senza saperlo o di vedere arrivare in prova gente improbabile senza esserne avertito. Peccato, perché il presidente fino a un certo periodo Sebastiani mi aveva assecondato nelle scelte tecniche. Glielo devo riconoscere. Poi ha pensato di poter fare da solo". 

Eppure lei ha fatto guadagnare tanti soldi al Pescara... "Io non sono un uomo di finanza, ma faccio il conto della serva. Il primo anno abbiamo potuto disporre di circa 15/16 milioni. C’era la prima trance della cessione di Quintero. E abbiamo chiuso con un segno positivo. Il secondo anno abbiamo speso solo 50 mila euro per il riscatto di Bjarnason e 20 per il prestito di Sansovini a fronte delle cessioni di Capuano e e Maniero. Altra annata con il segno +. Il terzo anno addirittura abbiamo per 9 milioni e abbiamo vinto il campionato. Non solo, ma ho lasciato anche un tesoretto di 3/4 milioni disponibile da settembre 2016 per i bonus di Melchiorri e Torreira, la cessione di Fiamozzi e la valorizzazione di Mandragora. Questi sono i numeri, poi il resto non lo so. E alla luce di questo mi aspettavo un mercato diverso".

Diverso in cosa? "Lapadula avrebbe potuto restare.. A gennaio avevamo già l’accordo con la Juve che ci avrebbe lasciato in prestito sia lui che Caprari. Avremmo preso meno soldi ma qualche giocatore in più. Ma poi è stato chiaro che c’era troppa gente interessata a fare quell’operazione perché c’era guadagno per tutti".

Hanno inciso anche le scelte sugli allenatori? "In parte. Con Oddo ho avuto un rapporto splendido. Ma l’anno precedente io e Pavone avevamo scelto Marco Giampaolo. Poi, al primo piccolo intoppo nella trattativa, la società non ha nemmeno provato a ricucire perché voleva Baroni. Pochi mesi dopo sono andati a parlare con Zeman e si sono messi d’accordo senza dirmi niente. L’ho scoperto dai giornali. Ma l’esonero di Baroni e l’esplosione di Oddo ha fatto saltare i loro piani. E mi vanto di essermi battuto per la conferma di Massimo".

Al mercato di gennaio come interverrebbe? "L’idea ce l’ho ma la tengo per me. Del resto quando mi hanno mandato via avevo un archivio di circa 300 relazioni su giocatori. Non lo hanno neanche voluto...".

Cosa le ha dato più fastidio di tutta questa vicenda? "Avere creduto alla parola d’onore di una persona. Sia chiaro, i presidenti possono fare e decidere ciò che vogliono, ma per quelli della mia generazione la parola d’onore è una cosa seria a livello umano. Credo di essere l’unico tesserato del Pescara che ha accettato di avere il premio promozione sulla parola e non ho preso un euro. Mi sono fidato e a 64 anni ho capito di avere fatto una cavolata. Pazienza. Però non mi era mai successo nel calcio. Nemmeno a Messina, quando avevo come presidente Alfano che era il nipote di Tano Badalamenti. Anche lui la stretta di mano l’ha rispettata...".