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Scacco Matto - Inter-Roma 1-3, muscoli e cervello nel dominio milaneseTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 27 febbraio 2017, 12:18Scacco Matto
di Gabriele Chiocchio
per Vocegiallorossa.it
fonte Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio

Scacco Matto - Inter-Roma 1-3, muscoli e cervello nel dominio milanese

La Roma approfitta del KO del Napoli battendo l’Inter al Meazza: 3-1 ai nerazzurri e +5 sui partenopei in classifica.

LE SCELTE - Emerson Palmieri non supera il provino effettuato nella mattinata e lascia il suo posto non a Mário Rui, ma a Juan Jesus. Quattro, quindi i difensori centrali di ruolo in campo, con Bruno Peres unico terzino vero oltre a Konstantinos Manōlas, Federico Fazio e Antonio Rüdiger, Daniele De Rossi, Kevin Strootman e Radja Nainggolan sono i centrocampisti con Mohamed Salah ed Edin Džeko davanti. L’Inter si schiera col modulo romanista, il 3-4-2-1, con João Mário e Marcelo Brozović alle spalle di Mauro Icardi.

A TAVOLETTA - Ci si poteva aspettare un 4-2-3-1 con Bruno Peres alto a sinistra e Jesus alle sue spalle, invece Spalletti cambia un uomo ma non il modulo: Juan Jesus è il quinto di sinistra, con le posizioni degli altri giocatori immutate rispetto a quello che ormai è lo standard giallorosso. Per i primi 45 minuti la gara si gioca a ritmi vertiginosi: il pressing è uno dei capisaldi del calcio di Stefano Pioli e dall’altra parte si rivedono quelle combinazioni in velocità e in verticale pre-passaggio alla difesa a 3. Džeko è spesso il punto di riferimento a cui aggrapparsi quando c’è da allontanare il pallone e, tra qualche pallone sbagliato di troppo, è sua la giocata che permette a Radja Nainggolan di ricevere palla a sinistra e di scagliare con forza il pallone dell’1-0. Il belga in quella posizione è frutto del dinamismo del modulo scelto da Spalletti, che in fase difensiva diventa un 5-4-1 con i due trequartisti che si occupano delle due fasce per poi tornare più centrali in fase offensiva. Contrariamente ad altre gare in cui la difesa in basso è stata, specie con la difesa a 3, uno degli elementi determinanti, in questa partita la Roma prova a difendere in avanti in tutte le zone del campo, anche sulle fasce dove Juan Jesus prova a inibire Antonio Candreva prima di tutto con la sua fisicità e il suo anticipo, per poi sviluppare l’azione offensiva in verticale. Dall’altra parte Roberto Gagliardini è letteralmente l’uomo in più dell’Inter, vista l’enorme area del terreno di gioco coperta, Ivan Perišić fatica molto da quarto di centrocampo, con tanto campo da risalire, mentre Brozović fatica a trovare una posizione univoca e Icardi deve fare un po’ da sé, lottando con i tre centrali a turno sulle palle in profondità. La troppa passività nei movimenti senza palla è un elemento che fa gioco dei marcatori giallorossi, che complicano tutte le azioni di possesso dei padroni di casa.

MUSCOLI - Ritmi così alti fanno normalmente presupporre un inevitabile calo nella ripresa, ma questo non accade e la Roma continua a mostrare in campo tutta la sua fisicità, a volte anche oltre il lecito, non di certo quanto Nainggolan riparte e, dopo 60 metri di corsa, manda in porta il missile del 2-0 dopo un contatto giudicato regolare con Gagliardini.

MA ANCHE CERVELLO - Nel frattempo Pioli ha già Cambiato Brozović con Éder, alzando il ritmo e cercando le fasce per provare il sovraccarico laterale oppure traversoni che possano spaventare i tre dietro, che però al di là di un paio di errori di Fazio non concede nulla, se non una mischia con un rigore non fischiato per fallo di Strootman su Éder. In ogni caso Spalletti interviene dalla panchina mettendo in campo il fosforo di Diego Perotti al posto di Salah e la Roma dimostra di saper ridurre i giri del motore, anche disponendosi perfettamente sul campo per gestire il possesso palla e far scorrere con serenità il cronometro. Pioli forza ancora con Gabigol per Candreva, con Éder spostato a destra, e l’Inter arriva al gol con Icardi a causa di un errore individuale di Rüdiger, che non alza la linea del fuorigioco e perde in marcatura il numero 9 avversario. È in realtà un singolo episodio, che potrebbe cambiare tutto ma che non lo fa: Džeko si fa stendere da Gary Medel e guadagna il rigore del 3-1 che Perotti trasforma con freddezza, permettendo alla Roma di raccogliere tutto quanto ha seminato con le tante caratteristiche mostrate sul prato del Meazza.