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Salernitana, voglie di cessione per Iervolino: sono credibili i fondi nel calcio?TUTTO mercato WEB
© foto di Nicola Ianuale/TuttoSalernitana.com
venerdì 10 maggio 2024, 23:30News
di Raffaella Sergio
per Tuttosalernitana.com

Salernitana, voglie di cessione per Iervolino: sono credibili i fondi nel calcio?

Nel momento in cui le sconfitte in campionato si susseguivano, l'Arechi era sempre più terra di conquista e la classifica era un pianto greco, ci si consolava pensando che l'unico lato positivo di tutto ciò potesse essere il poter partire prima con il programmare il prossimo campionato di serie B in ottica riscatto. Nulla di tutto questo, almeno sinora, pare abbia trovato riscontro ed attuazione nell'operato della Salernitana e, in particolare, del suo massimo dirigente Danilo Iervolino. Ufficialmente pare sia trapelato che la governance granata stia così (non) agendo per la volontà strategica di muoversi con più cautela e circospezione del recente passato ed evitare di commettere altri errori pesanti. Sarà ma è innegabile che la situazione dall'esterno non pare essere molto convincente e credibile, anzi, a dirla tutta esponendosi un po' di più, parrebbe che il conoscere anticipatamente il triste epilogo stagionale possa essere servito a pianificare una strategia che prioritariamente prevedesse un piano per uscire dall'investimento Salernitana.

 Il cambiamento totale del modo di porsi e rapportarsi con la piazza da parte del patron, il suo essere alquanto disilluso è disamorato e, soprattutto, il suo operare in ottica da minimo sindacale nella gestione del club quest'anno, sono tutti indicatori univoci di un progressivo disimpegno che potrebbe benissimo avere il suo naturale culmine nell'uscita di scena attraverso la totale cessione della società. Scarsa conoscenza e competenza del calcio e del suo mondo, le resistenze trovate nella politica locale in ottica progetti di sviluppo del brand granata e delle strutture, le reticenze del pianeta calcio a mettersi in discussione per guardare al cambiamento e le delusioni patite a causa di collaboratori fallaci e risultati sportivi tremendi (con le annesse ricadute negative in termini di immagine) potrebbero essere motivi bastevoli per passare la mano. 

Una stagione così o ti fa scattare dentro un'indicibile rabbia con connessa voglia di riscatto oppure, al contrario, ti frustra l'animo in modo indelebile inducendoti ad allontanarti da tutto ciò che ti ha sedotto ed abbandonato. Nel presidente Iervolino, ad oggi e sottolineiamo ad oggi, sembra proprio prevalere la seconda prospettiva e, pertanto, la vendita del club in presenza di offerte serie quanto reputate congrue. Le tante non scelte fatte potrebbero proprio essere lette come una volontà di lasciare campo libero a livello decisionale alla nuova e subentrante proprietà del cavalluccio marino, come quando dopo l'esonero di Liverani, l'imprenditore di Palma Campania non ha inteso recepire le ambizioni di ritorno di Inzaghi in panchina perché quest'ultimo avrebbe chiesto la garanzia di un contratto che prevedesse la sua guida tecnica per la prossima stagione sportiva in cadetteria. Bisogna, tuttavia, considerare che una cosa è voler cedere ed un'altra è trovare chi effettivamente abbia seriamente voglia di acquistare e garantire un buon futuro alla Salernitana. 

Obiettivo numero uno, dunque, sembrerebbe essere cedere la Bersagliera, in subordine, non concretizzandosi la cessione, vi sarebbe ovviamente la programmazione del prossimo torneo in continuità aziendale, essendo improbabile, per gli investimenti fatti e gli interessi in gioco, il terzo scenario della remissione del titolo sportivo presso il Comune di Salerno. La situazione della Salernitana, infatti, non è floridissima ma certamente nemmeno è di quelle economicamente disperate e insanabili, visti i debiti ma anche i crediti e le probabili future entrate derivanti dalla cessione dei cartellini dei diversi calciatori di proprietà aventi mercato. Ma chi potrebbe acquistare realmente il club campano? l'ipotesi intervento di fondi di investimento esteri pare, a ragione, essere nettamente prevalente, se non addirittura unica opzione di futuro all'ombra dell'Arechi. Il trend del calcio a livello nazionale da anni va in questa direzione, ovvero ultimamente si stanno sprecando le acquisizioni di club professionistici italiani (soprattutto di A ma anche di B e talvolta di C) da parte di fondi di "private equity" per lo più statunitensi. 

Per questi investitori professionali, che tutto sono fuorché mecenati avvezzi a perdere denaro, investire nel calcio nostrano ha un senso ed un fine. I fondi sono soliti ricercare asset in difficoltà o comunque non ottimizzati a livello gestionale proprio per rilanciarli e renderli maggiormente efficienti a livello di fatturati e potenziali utili e, il calcio italiano, indietro rispetto ai competitor europei, si presterebbe molto a siffatte operazioni di speculazione finanziaria. Ne sarebbe un esempio la vicenda del Milan , prestigiosa società tricolore, che è stata acquisita nel 2018 dal fondo Elliot (riscattata per l'inadempimento di un debito generato da un suo ingente prestito antecedente alla proprietà cinese) per poi essere valorizzata a livello di bilanci e di risultati sportivi e rivenduta nel 2022 al fondo Red Bird di Cardinale, non senza una cospicua plusvalenza. In soldoni se un fondo americano guardasse oggi alla nostra Salernitana, sarebbe perché il club, con la retrocessione in serie B, oggi si acquisterebbe con un esborso minore e perché il suo posizionamento commerciale e sportivo avrebbe molti margini di crescita, che, ovviamente, pur senza fare follie, non potrebbero prescindere dalla rapida riconquista della massima serie, come accaduto con il Genoa di proprietà del fondo statunitense 777 Partners. 

Risultati finanziari e sportivi tuttavia non vanno sempre a braccetto, anzi spesso viaggiano in modo indipendente, essendo la policy prioritaria dei fondi "private equity" quella di rendere il valore del club posseduto il più possibile sganciato dai risultati del campo, di per sé volatili e mai pianificabili del tutto. Questi soggetti istituzionali, soprattutto americani, puntano sul loro storico cavallo di battaglia per accrescere qualsivoglia azienda in portafoglio, ovvero la valorizzazione ed internazionalizzazione del "brand", fattore molto più sicuro e potenzialmente redditizio dell'acquistare fior di campioni e di pagare fior di ingaggi per inseguire successi mai totalmente sicuri. Iervolino è molto vicino ideologicamente e formativamente al mondo a stelle e strisce e caso non è che, prima delle delusioni politiche, avesse in mente di sviluppare e internazionalizzare il "brand" Salernitana e possedere sul lungo termine uno stadio in totale gestione autonoma, situazione simile agli impianti di proprietà che costituiscono altro presupposto di ritorno economico degli investimenti nello sport professionistico. In alternativa alla cessione, in caso di prosecuzione dell'avventura al timone della Salernitana, Iervolino avrebbe in mente di ridisegnare la struttura societaria, rivedendo l'organigramma e pianificando una formazione con scarsissime riconferme, dall'ossatura giovane ma di qualità e corroborata da qualche elemento esperto e di categoria per reparto, ma questo forse è il piano B....