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ESCLUSIVA SN - 1946, Vasino: "Suarez non era un semplice giocatore, alla Samp insegnava calcio"
martedì 21 ottobre 2014, 19:46Giocavamo insieme, sempre io e te...
di Lidia Vivaldi
per Sampdorianews.net

ESCLUSIVA SN - 1946, Vasino: "Suarez non era un semplice giocatore, alla Samp insegnava calcio"

La storia blucerchiata raccontata attraverso gli aneddoti, gli episodi, e i ricordi di chi l’ha vissuta: la settima puntata della rubrica di Sampdorianews.net dedicata ai 68 anni della Sampdoria torna ad ospitare il giornalista Gianni Vasino, storico inviato della trasmissione Rai “90° Minuto”, e attualmente voce di Radio19.

“Un personaggio indimenticabile nella storia della Sampdoria è stato senz’altro Luisito Suarez. Non un semplice calciatore, l’uomo che con tre passaggi faceva arrivare in porta il compagno… oggi se ne fanno venticinque per arrivarci! Quando arrivò a Genova era reduce da un periodo pieno di successi all’Inter, dove aveva vinto scudetti, coppe dei Campioni, e perfino il Pallone d’Oro, ma alla Sampdoria continuò a giocare in maniera straordinaria.

Ricordo che quando era ancora all’Inter e parlava del suo compagno Mario Corso, diceva sempre che doveva cercarlo all’ombra, perché Mario era uno che si nascondeva dal sole. Come uomo Luisito era eccezionale, affabile, un compagnone, ma aveva anche un piccolo difetto: mentre adesso i calciatori sono tenuti, per motivi contrattuali, a parlare con tutta la stampa, lui parlava solo con chi trovava simpatico, e quando incontrava un cronista che non gli andava a genio, diceva di non avere tempo ed evitava l’intervista.

Aveva 35 anni quando è arrivato alla Sampdoria. All’Inter non andava più d’accordo con l’allenatore Heriberto Herrera, che sosteneva che lui e Corso non potevano coesistere. Così, dopo aver giocato per un periodo come riserva, chiese di essere ceduto alla società blucerchiata dove, aveva detto, avrebbe ritrovato il suo grande amico Lodetti. Nonostante l’età, alla Sampdoria giocò ancora tre stagioni, si può dire che alla Samp abbia insegnato calcio, era una delle sue qualità. Spesso in campo sembrava che non giocasse, mentre alla fine risultava sempre determinante.

Era un concentrato di entusiasmo, di intelligenza calcistica, non buttava mai via il pallone: sapeva sempre dove metterlo, e guarda caso lo metteva sempre sul piede del compagno che poteva finalizzare l’azione. La Sampdoria è sempre stata fortunata nello scegliere gli stranieri, ed è stato un grande motivo d’orgoglio avere in campo in maglia blucerchiata un Pallone d’Oro".