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Okaka: "Sono dottor Jekyll e mister Okaka: fuori un bonaccione, in campo una bestia. A Parma Cassano l'unico a credere in me"TUTTO mercato WEB
© foto di Alberto Lingria/Photoviews
sabato 29 novembre 2014, 08:44Primo Piano
di Diego Anelli
per Sampdorianews.net

Okaka: "Sono dottor Jekyll e mister Okaka: fuori un bonaccione, in campo una bestia. A Parma Cassano l'unico a credere in me"

Stefano Okaka ha analizzato vari argomenti in una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport. Le proprie radici, la trasformazione in campo e il rapporto con Antonio Cassano sono alcuni dei tempi trattati. Riportiamo uno stralcio dell'intervista:

"Vivere a Roma ai tempi della Dolce Vita doveva essere niente male, quando giocavo lì mi hanno fatto una testa così, racconti da sogno sulla Capitale di tutto: moda, cinema, divertimenti, feste, bella gente. Per curiosità un salto indietro lo farei, ma il vero viaggio nel passato, quando andrò perchè ci andrò, sarà a Lagos, dove sono nati i miei. Mi sento totalmente italiano, quando a maggio e poi ancora 20 giorni fa mi hanno telefonato per propormi di giocare per la Nigeria ho detto no perchè non lo sentivo "naturale", come poi invece è successo quando mi ha chiamato Conte per l'Italia. Però il mio passato in fondo è là e io oggi sono come un albero che non conosce le sue radici: invece bisogna sapere da dove si viene, ho il  bisogno e non solo il piacere di conoscere quella terra e l'altra parte della mia famiglia. Come si dice da bambini? "Mio nonno mi ha insegnato quest'altro": ecco, io i miei nonni non li ho neanche conosciuti.

Io sono dottor Jekyll e mister Okaka, e mia mamma me lo diceva già da ragazzino: "Stefano, in campo ti trasformi". E' vero, divento l'esatto contrario: fuori un  bonaccione, lì dentro una bestia che non guarda in faccia nessuno. Credo sia la mia forza. Non c'è stato un avversario più avversario di altri: forse Thuram il più intelligente, ma quando sono in campo per me sono tutti uguali, per 90 minuti odio allo stesso modo tutti quelli che giocano contro di me. Prima li studio al video e poi li detesto, non ci litigo perchè non sono il tipo, però i miei occhi dicono solo una cosa, sempre quella: ti devo battere, e basta. Poi a volte diventano avversari anche gli arbitri, ma con loro è un'altra cosa: non li odio, li sfinisco. Parlo in continuazione, discuto, contesto: lo ammetto, io Okaka non lo vorrei arbitrare mai.

Ci ho messo un po' di tempo e un po' di fregature, perchè quando ero più giovane ho dato fiducia a un sacco di gente sbagliata, ma adesso l'ho capito: solo un'amicizia che nasce quando sei piccolo, oppure quando non sei nessuno, è pura, incontaminabile. Quelle che vengono dopo, se a 16 anni sei già conosciuto, sottointendono sempre almeno un pizzico di interesse. Solo Diego, che ha una palestra a Castiglione del Lago, ha resistito alle selezioni: ha tre anni più di me, ci siamo conosciuti in campeggio a Riccione  e prima, durante e dopo la svolta della mia vita c'è sempre stato. Come c'era Cassano quando a Parma era l'unico a credere in me e proteggermi, perchè aveva il peso per farlo. Mi diceva sempre: "L'acqua che sta in cielo prima o poi scende, e poi scende forte". Ora che ci penso, Antonio potrebbe fare il meteorologo".