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Sassuolo, per la panchina il nome forte è Possanzini. A prescindere dalla categoria
Il Sassuolo sta pensando a Davide Possanzini per la panchina. Il tecnico del Mantova è a un passo dalla promozione in Serie B - che potrebbe arrivare già stasera qualora il Padova dovesse perdere in casa con la Pergolettese, altrimenti ci sarà un match point sabato - e ha mostrato un attitudine e una capacità di organizzare che hanno permesso di dominare il Girone A di Serie C. Per questo i neroverdi lo hanno messo nel mirino per la prossima stagione, qualunque sia la categoria.
Possanzini è stato collaboratore di Roberto De Zerbi, altro allenatore che al Sassuolo ha fatto molto bene, facendo decollare la propria carriera verso gli attuali fasti. Sassuolonews spiega, appunto, che la dirigenza emiliana ha seguito con particolare attenzione l'allenatore dei lombardi.
Queste le parole di Possanzini in una recente intervista. "Non avrei mai voluto fare l'allenatore, da calciatore certe cose non puoi comprenderle. Ma mi sono trovato a farlo, il tecnico. A un certo punto la curiosità ha preso il sopravvento. Quando giocavo io il modo di allenare era quasi imposto, mi chiedevano cose che poi nella realtà erano difficili da mettere in pratica sul campo. E mi facevo delle domande. Le risposte ho cominciato a darmele quando ho smesso di giocare. Ho studiato, ho osservato da vicino, ho riflettuto su come rendere più agevoli certi concetti, mi sono aggiornato. Da lì ho trasformato la smisurata passione che ho per il calcio in qualcosa di ancor più totalizzante".
Possanzini è stato collaboratore di Roberto De Zerbi, altro allenatore che al Sassuolo ha fatto molto bene, facendo decollare la propria carriera verso gli attuali fasti. Sassuolonews spiega, appunto, che la dirigenza emiliana ha seguito con particolare attenzione l'allenatore dei lombardi.
Queste le parole di Possanzini in una recente intervista. "Non avrei mai voluto fare l'allenatore, da calciatore certe cose non puoi comprenderle. Ma mi sono trovato a farlo, il tecnico. A un certo punto la curiosità ha preso il sopravvento. Quando giocavo io il modo di allenare era quasi imposto, mi chiedevano cose che poi nella realtà erano difficili da mettere in pratica sul campo. E mi facevo delle domande. Le risposte ho cominciato a darmele quando ho smesso di giocare. Ho studiato, ho osservato da vicino, ho riflettuto su come rendere più agevoli certi concetti, mi sono aggiornato. Da lì ho trasformato la smisurata passione che ho per il calcio in qualcosa di ancor più totalizzante".
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