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Agnelli duro: "Progressi della Juve isolati. Mi auspico riforme a breve"

Agnelli duro: "Progressi della Juve isolati. Mi auspico riforme a breve"TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
giovedì 1 ottobre 2015, 18:582015
di Simone Bernabei

Non solo Juventus, nella lettera agli azionisti il presidente bianconero Andrea Agnelli ha voluto fare anche una panoramica generale sullo stato del calcio italiano: "Gli evidenti progressi della Juventus sul fronte della gestione non sono stati tuttavia sufficienti per avviare una profonda e definitiva riflessione a livello nazionale sul futuro del calcio italiano. Da più parti, importanti esponenti del mondo del calcio invocano per il nostro movimento la dignità di essere considerati a pieno titolo un comparto industriale che contribuisce allo sviluppo del Paese sia con il gettito fiscale sia con il cosiddetto indotto. Ma il calcio italiano, purtroppo, non sta trovando al suo interno le risorse umane adatte a rilanciarlo e ricollocarlo al centro del dibattito politico. All'interno del nostro mondo si realizzano posizioni di rendita ingiustificata, godute da soggetti che non sono né protagonisti né finanziatori. Si tratta di realtà che hanno saputo con scaltrezza "generare" il consenso di un sistema autoreferenziale. Nel frattempo, per cinque volte su sei edizioni, le squadre italiane qualificate al preliminare di Champions League hanno fallito l'obiettivo di raggiungere la fase finale, e i club italiani, pur in presenza di una congiuntura di mercato piuttosto favorevole, non sono stati in grado di crescere al passo dei loro competitor europei. Nel quinquennio 2009/2014, il tasso di crescita del giro d'affari del calcio inglese è stato del 61%, quello tedesco del 46%, quello spagnolo del 32%, quello francese del 42%, quello russo dell'86%, quello turco del 62%. L'Italia nello stesso periodo è cresciuta solamente del 14%.

L'auspicio è che le prossime scadenze olimpiche, alla fine del 2016, portino ad un'accelerazione della spinta riformatrice nelle componenti costitutive del calcio italiano, favorendo il naturale ricambio degli uomini, delle competenze e delle modalità di gestione del potere. Si tratta di una riflessione che le Leghe, i calciatori e i tecnici devono saper cogliere per non passare altri cinque anni, da oggi al 2020, a elencare quello che si dovrebbe fare ma nessuno fa.