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Amici mai

Amici maiTUTTO mercato WEB
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport
venerdì 1 luglio 2016, 08:002016
di Marco Conterio

Gianni Brera finì stremato, dopo la Partita del Secolo. Per questo alzò le mani, dopo ogni colpo sulla macchina da scrivere. "Retorica ne ho fatta solo a rovescio, giustificando la mia umana impotenza a poetare". Italia-Germania è sentimento ed iperbole assoluta della parola rivalità. Più delle geografie, perché lo scontro è fuori dai confini. E' dentro alla pelle e scorre nelle vene, alleanza torbida e rivalità sincera. Il calcolatore sangue germanico contro la bollente, estemporanea ma talvolta geniale scintilla italiana. Italia-Germania sono due braccia al cielo mentre il corpo cade all'indietro, in una notte messicana. E' un grido di Spagna ed un urlo in terra nemica, quando l'aria è più densa, e serve un richiamo antico per essere eroi. Italia-Germania è Riva, è Tardelli, è Grosso. E' quel che vorremmo essere tutti, almeno per un giorno.

La Germania ha sempre avuto quell'aria di sempiterna grandeur. Non l'essere altezzosa della Francia, non l'applombé austero dell'Inghilterra, ma un'inevitabile fascino lontano della maestra di vita che dall'alto del suo patio pieno di sinfonie, storia e letteratura, ha tracciato la strada d'Europa dal suo centro gravitazionale. Il 17 giugno 1970, allo stadio Atzeca di Città del Messico, davanti a 102444 spettatori, Gianni Brera finì stremato. Quella Italia-Germania fu l'espressione massima di due filosofie e non solo di calcio. La tattica rispettava l'anima, l'atteggiamento in campo rispecchiava quello nella vita. Quella partita racconta non solo due nazioni ma due popoli. Ne è fotografia di una storia, dove gli italiani sono così epici e romantici, eroici e stoici, che descriverne le gesta è quasi impossibile.

Italia-Germania è amore, grida al cielo, storia ed epica. "Per unificare l'Italia in un solo grido, in una sola passione, a Garibaldi occorsero mille uomini. A Bearzot ne sono bastati undici", scrisse Indro Montanelli. "Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, è finita! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!". Nando Martellini, poesia che ritorna. Trentaquattro anni fa, l'eco più bello della storia della televisione sportiva italiana.

In Germania siamo andati a Berlino, passando da Dortmund. In una notte che poi ha spalancato i cieli Mondiali, perché Italia-Germania a volte è sì partita del Secolo ma antipasto della disfatta messicana col Brasile. Altre, invece, overture della notte di Materazzi, di Cannavaro, di un eroe che è segno della continuità dei tempi come Buffon. Uno davanti al quale, per parate come quelle contro la Spagna, poetare è superfluo. Inutile. Impossibile. Resta solo da sperare, da guardare, da osservare. In fondo siamo italiani. C'è sempre spazio per un sogno, in notti così.