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Arabi e calcio, la volta del Cagliari. Futuro da City o da Malaga?

Arabi e calcio, la volta del Cagliari. Futuro da City o da Malaga?TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 6 febbraio 2014, 17:352014
di Gaetano Mocciaro

Dopo l'arrivo degli americani a Roma, che hanno aperto la strada degli investitori stranieri in Italia, poi seguiti dall'indonesiano Erik Thohir, è la volta dei petroldollari arabi che mettono mano su quella che è la squadra maggiormente radicata col proprio territorio in Italia: il Cagliari.

Per noi una novità, ma già da qualche anno gli sceicchi si sono mossi investendo nei club europei. I motivi? Troppo poco competitivi i campionati della penisola arabica, ma anche e soprattutto l'opportunità di avere dei ritorni economici e d'immagine non indifferenti.
Già i principali club europei vedono campeggiare sulle maglie nomi di compagnie arabe: basti pensare a Milan, Real Madrid, Arsenal. Persino il Barcellona, che per anni ha resistito fieramente agli sponsor ha visto "sporcare" la propria maglia con la scritta Qatar Foundation. Non dimentichiamoci anche gli stadi come l'Emirates e l'Etihad in Inghilterra. E proprio in terra d'Albione le proprietà dei club hanno iniziato a parlare arabo.
Si è partiti con Mohamed Al-Fayed e il Fulham: una mossa che ha aiutato a dar maggior pubblicità ai famosi magazzini Harrod's di cui è stato proprietario. Con lui la squadra è stabilmente in Premier League e pur senza eccedere nelle spese è riuscita ad arrivare a una finale di Europa League.

Nel 2008 è stata la volta del Manchester City, acquistata dall''Abu Dhabi United Group. Da subito massicci investimenti, come i 42 milioni spesi per Robinho, strappato alla concorrenza del Chelsea, ma anche l'offerta shock al Milan per Kakà nel gennaio 2009, col rifiuto del brasiliano a trasferirsi in Inghilterra. In breve tempo quella che era la seconda squadra di Manchester, una realtà che poteva puntare al massimo a una salvezza in Premier League è una delle squadre più forti al mondo, con in bacheca una FA Cup e un campionato.

A beneficiare dell'arrivo degli arabi anche il Paris Saint-Germain, eterna incompiuta del calcio francese che nel 2011 viene acquistata dalla Qatar Investment Authority: si parte con i 43 milioni sborsati per Javier Pastore, l'ingaggio di un tecnico di caratura internazionale come Carlo Ancelotti, fino agli arrivi delle super stelle Thiago Silva e Ibrahimovic nell'estate 2012 e di Cavani per 64 milioni nel 2013. Fiumi di denaro che hanno fruttato il ritorno alla vittoria in campionato dopo 19 anni e un futuro che promette davvero bene.
Diverso il discorso del Malaga. Siamo nel 2010 e sulla scena entra lo sceicco Abdullah Al-Thani, parente dell'Al-Thani che ha acquistato il Psg. I tifosi iniziano a sognare un futuro da terza big del calcio spagnolo e le premesse sembrano alimentare queste speranze: ingaggiato Manuel Pellegrini allenatore vengono acquistati prima giocatori in cerca di rilancio come Maresca, Julio Baptista e Demichelis, Caballero, poi botti veri come Toulalan, Santi Cazorla e Joaquin. La squadra raggiunge la zona Champions League ma nel frattempo emergono i primi altarini: l' intenzione effettiva di Al-Thani era partire dalla squadra di calcio per allargare i suoi interessi nella città: obiettivo, mettere le mani sul Porto, fare uno stadio di proprietà e un centro commerciale a Marbella. Tutto andato in fumo. Al-Thani ha dato la colpa alle istituzioni, rei di non aver mantenuto le promesse. Da qui si passa all'immediato dietrofront sul giocattolo calcio: si chiudono i rubinetti, gli stipendi iniziano a non essere pagati, i big ceduti. Infine la mazzata dell'Uefa, che nel nome del fair play finanziario squalifica il club dalle coppe europee.

La famiglia Al-Thani in Sardegna ha già diversi interessi, fra alberghi di lusso in Costa Smeralda, la Marina e il Cantiere di Porto Cervo. Il Cagliari potrà essere lo strumento ideale per allargarsi nell'isola. Analogie proprio col Malaga? Il tempo ce lo dirà.