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Balotelli e il mal di pancia. Quando finirà?

Balotelli e il mal di pancia. Quando finirà?TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 25 ottobre 2013, 13:322013
di Andrea Losapio

La partita con il Barcellona, da sostituto e a San Siro, non può che essere la sua bestia nera. Il clou della sua carriera, il problema principale per cui ha lasciato Milano la prima volta. Impossibile pensare, almeno per il momento, che il Milan possa disfarsi di Mario Balotelli. Ma è legittimo almeno insinuare il dubbio che i mal di pancia, le alzate di capo, i problemi che porta con sé il centravanti rossonero - soprattutto di natura disciplinare - stanno incominciando a colmare un ipotetico vaso, che prima è andato riempiendosi all'Inter e poi al Manchester City. Momenti e modi diversi, però con i nerazzurri fu la semifinale con il Barça a spostare gli equilibri, portando all'addio dopo avere lanciato la maglia sul prato di San Siro. Stavolta, incurante delle disposizioni della propria società, è uscito dallo stadio senza la divisa ufficiale, certamente dopo una prestazione incolore e poco volitiva.
La tiratina di orecchio del compagno di squadra Abate, che ha spiegato come Balo non sia più un ragazzino, combinata a quella che Allegri gli ha riservato nelle ultime conferenze stampa incomincia a mostrare un oceano di problemi, un lato che forse al Milan non vogliono fare uscire. Probabilmente i mal di pancia sono gli stessi che portavano Zlatan Ibrahimovic a volere cambiare casacca a ogni piè sospinto, come ai tempi dell'approdo al Barcellona.

Il procuratore è lo stesso e, nonostante tutto, ha già fatto capire che il ragazzo non terminerà la carriera in Italia. Raiola è un abile mercante, nulla da eccepire, sa fare benissimo il proprio lavoro. Ma la differenza fra Mario e Ibra risiede soprattutto nei comportamenti e nella testa. Il secondo, con il carattere comunque dominante che ha, è sempre riuscito a dare il massimo di sé. Balotelli, quando vede il Barça a San Siro, svanisce. Non perché gioca male, bensì perché non lo affronta con la voglia di spaccare il mondo che dovrebbe avere un uomo di ventitré anni. Che, d'altro canto, non è più un ragazzino.