C'è chi dice no: Cassano oltre i soldi della Cina
Non c’è Cina che tenga, quando si ha la testa di Antonio Cassano. Genuino e sincero nelle proprie scelte, che siano di pancia e di cuore, al punto da non guardare in faccia nemmeno a quelle cascate di dobloni che hanno invece messo a repentaglio la fedeltà di alti suoi più reclamizzati colleghi. Una notizia che è risuonata come una ferita nel cuore degli appassionati, tale sarebbe la voglia di vederne ancora liberato il talento all’interno di un rettangolo verde.
E soprattutto un rimpianto in più al pensiero di quello che i suoi piedi avrebbero potuto sprigionare se fossero stati seguiti nella loro genialità da un minimo di razionalità in più nei momenti di difficoltà. Se da un lato il percorso di crescita di Fantantonio ha regalato momenti di indimenticabile imprevedibilità, tanto in campo quanto fuori, dall’altro la sensazione concreta è che quella vena cui egli stesso ha tante volte fatto riferimento, maledetta o benedetta che sia, abbia influenzato in maniera irrimediabile l’evoluzione di una carriera altrimenti destinata ad entrare nelle hit parade assolute dei fuoriclasse di questo mondo. Dopo le recenti evoluzioni pare che la strada verso la fine sarà contrassegnata da altri sei mesi di allenamenti senza la possibilità di vedere il campo, regalando sorrisi ai propri tifosi e fiori ai cuori degli appassionati ad ogni giocata fuori da ogni schema. Nella speranza che qualcuno abbia ancora il coraggio di stuzzicare il suo orgoglio ed il suo genio, Cassano è destinato a definire con il suo solo nome, una maniera di interpretare lo sport che ama.