Chapecoense, l'omaggio postumo come un premio alla carriera
C'è chi si offre di giocare, gratis, per sei mesi. Chi lo fa per solidarietà, come potrebbero essere Ronaldinho o Riquelme, chi per ritrovare gli amici come Gudjohnsen o Saviola. La squadra brasiliana sta agendo da collante verso quasi tutti, da chi vorrebbe prestargli i giocatori per la prossima stagione, in modo che ci sia più tempo per recuperare le proprie forze, raccogliendo i cocci di una squadra che poteva essere vincente e che, con il volo da Santa Cruz de la Sierra a Medellin, è diventata leggendaria, come Icaro o il Grande Torino, per finire ai Busby Babes del Manchester United. La coppa, come ha deciso la Conmebol e richiesto dall'Atletico Nacional, è andata alla squadra brasiliana. Giustamente almeno da un punto di vista emotivo.
Però c'è da credere che tutti avrebbero perso volentieri una partita per riavere una formazione che, fino alla scorsa settimana, era una fantastica Cenerentola e nulla più, con quelle storie che possono diventare fantastiche realtà di volta in volta. L'omaggio è postumo, un po' come i Palloni d'Oro alla carriera - una volta terminata - oppure il successo di compositori (come Mozart) o cantanti, alla Kurt Cobain. Força Chape, come per la maglia di Montolivo, sperando che tutti possano rivivere con commozione le belle gesta dei propri campioni. Con un pezzo di cuore che, però, rimarrà a 50km da Medellin, come un'altra Superga.