Cianuro e arsenico, il teatrino giallorosso con l'happy ending
Nel calcio, capire chi ha ragione e chi torto è impresa davvero ardua. Soprattutto quando le questioni riguardano uno dei difensori più ambiti d'Europa ed il club italiano con forse il miglior progetto. Così si sono scontrati Mehdi Benatia e James Pallotta, due che l'anno scorso, anche se con ruoli diversi, erano dei pilastri della Roma.
Benatia si è voluto forse levare qualche sassolino, anche se lui stesso aveva dichiarato appena tre giorni fa che "dopo questi quattro anni vissuti alla grande in Italia, dove sono stato veramente bene, oggi inizia una nuova avventura per me e sono molto felice. In Italia stavo molto bene, come a casa, quindi lascio tanti compagni e tante cose belle". Insomma, spiace lasciare l'Italia, ma alla fine quando la destinazione si chiama Bayern Monaco è difficile versare anche solo una lacrima. Più in generale, si può parlare di calciatori che vogliono essere ceduti quando le cose non vanno bene al club (poco spazio, pochi soldi, ecc.), ma il contratto è firmato da entrambe le parti. Forse, a parti alterne, cioè se fosse stato Benatia a chiedere insistentemente di essere ceduto, probabilmente l'epilogo sarebbe stato lo stesso: il trasferimento.
Sicuramente la risposta di Pallotta è stata forte, del resto lo era stata anche la provocazione del marocchino. "Ha mentito a tutti, stava avvelenando lo spogliatoio". Stante così la situazione, si potrebbe dire che alla fine la cessione ha fatto bene a tutti e due: la Roma ha fatto effettivamente una buona cassa, il difensore ha trovato una delle squadre più importanti d'Europa. E alla fine, se così è, poco importa chi abbia ragione o meno.