Cinque punti e novanta minuti con un solo risultato

Se Sergio Aguero non fosse quel magnifico attaccante che in realtà è, il Manchester City avrebbe una Premier League in meno. Perché al minuto novantatré di due anni e passa fa era stato lui a concedere un infinito orgasmo alla parte lightblue dell'Irwell, costretta a vedere i trionfi dello United da inizio anni novanta in poi. Poi, essendo il genero di Maradona, Aguero non può che fare cose fuori dalla portata di molti altri bipedi, per quanto ben dotati: l'attaccante argentino ha sovvertito un ordine che sembrava già calato dall'alto, con il City pressoché fuori e la Roma costretta, o quasi, a vincere per non fare altri conti con il CSKA che sfidava il Bayern all'Allianz Arena.
Il gol al novantesimo di Berezutski ha rovinato la festa, ma ha dato anche ai giallorossi la splendida opportunità di non giocare (solo) per il pareggio, fra due settimane, all'Olimpico. Probabilmente Totti e compagni avrebbero preferito affrontare un City già eliminato (ma non dall'Europa League, quindi cliente ostico in ogni caso) e con un Pellegrini traballante invece che il redivivo progetto di squadra che, nel 2009-10, eliminò la Juventus ai gironi: lì era stato il Bayern Monaco, due punti in quattro gare, a recuperare e sorpassare i bianconeri, inermi nel vedere il poker calato dai bavaresi.

Stavolta la Roma, purtroppo, ha sbagliato: una sola vittoria in cinque partite, seppur con avversari molto forti, non possono bastare per passare il turno con agilità. Certo, un pari del CSKA (e il pari dell'Olimpico) potrebbe far partire una festa in pieno stile Zenit, l'anno scorso, quando riuscii a passare il turno non propriamente in maniera del tutto legittima, almeno per ciò che concerne gioco e risultati. Però con una vittoria la Roma sigillerà la qualificazione: giocare per lo zero a zero, speculare, non è sempre la miglior posizione. E si è visto pure con il CSKA, ieri sera.