Conte, l'Italia e il centravanti che non c'è più
Meazza, Piola, Riva, Altobelli, Prati, Boninsegna, Graziani, Rossi, Vialli, Schillaci, Vieri. L'Italia ha sempre raccontato storie di grandi attaccanti, quei frombolieri con le braccia alzate ed un popolo che grida, festante, con le loro immagini di giubilo negli occhi. Storie che arrivano dalla memoria, in bianco e nero, seppia, a colori sgranati e pure di tinte tedesche e di Coppe al cielo. Però l'oggi è un presente spuntato, quello di un centravanti che non c'è. E non ce ne voglia Graziano Pellè, forse poco mediatico perché gioca coi Santi d'Inghilterra e non nelle grandi d'Italia. Però, vivaddio, tra il lungo puntero del Southampton e le glorie che furono corre una storia di differenza. Chiellini e Candreva, che con lui vanno a doppio braccetto nei migliori marcatori del girone eliminatorio, sono a quota due.
Due. Cifre che poco fanno eco con quelle di un attaccante come la Dea Eupalla comanda, che poco si confanno alla gloria ed al passato dei centravanti azzurri. Pellè, talvolta Zaza, magari Quagliarella, sono centravanti che sì segnano ma che sino ad ora non han certo lasciato il segno con l'azzurro indosso. Sicché Conte s'aggrappa, e s'aggrapperà, ad Insigne, Giuseppe Rossi, magari pure a Berardi, per dare più fantasia e meno centimetri. In un'Italia che ha sempre vissuto sì di 10 ma anche di gomiti, testa e fisico. E che ora s'appiglia ai piedi buoni, visto che il centravanti che segna come pioggia, come nelle belle cascate d'un tempo, dei Meazza, Piola, Riva, Altobelli, Prati, Boninsegna, Graziani, Rossi, Vialli, Schillaci e Vieri.