Da Pelè a Pellè. La metamorfosi di Eder
Chissà cosa avrà pensato, dentro di sè, Eder, davanti alle parole di Dunga. "Se avesse aspettato...". Già. Però nel calcio il tempo è tiranno ed in fondo le radici non si nascondono. C'è chi sceglie un paese per spirito patriottico, chi lo fa per occasione, chi perché fugge da qualcosa e chi per opportunità. Qualsivoglia sia stato il caso di Eder, e vien da pensare al quarto visto che è brasiliano di nascita e d'origine e mai, giustamente, quelle rinnegherà, che adesso sia fratellastro d'Italia è dato di fatto.
E così va accettato, a prescinder dalle tesi sugli oriundi. Certo è che da Pelè a Pellè il salto è lungo, ma al di là dei giochi di parole, pure il Brasile davanti non è che offra fior di punteri. Fred, nomen omen, non scalda più gli animi e gli altri sono reinventati centravanti o giocatori da riscoprire anche dopo esser volati in Cina, leggi Diego Tardelli. Non è vero che non è mai troppo tardi, però: la scelta è fatta, Eder è italiano almeno di casacca e stasera affronterà dal 1' l'Inghilterra. Quindi ogni tesi d'ora in avanti ma riposta nel cassetto e, con orgoglio, supportare Eder ed il suo sudore tricolore. Anche se non sarà più col mito di Pelè ma al fianco di Pellè.