Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Dal trasloco alla finale. La stagione di Allegri, che ora vuole il Triplete

Dal trasloco alla finale. La stagione di Allegri, che ora vuole il TripleteTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 14 maggio 2015, 12:002015
di Raimondo De Magistris

Nel posto giusto al momento giusto. La massima più famosa del film 'Match Point' di Woody Allen - 'Preferisco di gran lunga avere fortuna che talento' - ben si addice agli ultimi dieci mesi di Massimiliano Allegri. Non perché il tecnico toscano non abbia meriti nella cavalcata bianconera, sono palesi e partita dopo partita emergono in maniera più lampante. Ma perché nessuno, Allegri compreso, un anno fa poteva immaginarselo alla guida della Juventus e con questi risultati.
"Quando mi chiamò Marotta ero a Milano. Aiutavo mia figlia a fare il trasloco". Ha ricordato anche ieri sera Allegri che ha iniziato la sua avventura in bianconero un po' per intuito un po' per caso. Dopo tre Scudetti consecutivi, la Juventus in tutti i modi ha provato a confermare Antonio Conte: fiducia illimitata, rinnovo al rialzo e continue rassicurazioni in sede di campagna acquisti. Paletti che non sono bastati per frenare l'uscita di scena dell'attuale ct. Allegri, in quei giorni, era reduce dall'esonero dal Milan e da un contratto scaduto solo da poche settimane. Si parlava di lui in chiave Nazionale, ma è da Corso Galileo Ferraris che arriva la chiamata giusta. Una decisione lampo, presa senza pensarci troppo, per catapultarsi in un'avventura che finora si sta rivelando vincente ogni più rosea previsione.

Non cambiare nulla per cambiare tutto. E' la regola fin da subito adottata da Allegri che è andato contro la massima di gattopardiana memoria per dare il suo imprinting alla squadra. Ha iniziato così come la Juve aveva concluso il suo triennio precedente, ha cambiato nel momento più difficile e dato una nuova svolta alla squadra quando la Juventus formato europeo sembrava di nuovo di fronte a un vicolo cieco.
Non è stato solo una questione di modulo. Fondamentale, certo, il passaggio dal 3-5-2 al 4-2-3-1 ma Allegri è stato bravo anche ad agire sulla testa dei calciatori. A cancellare precedenti discorsi sui banchetti da 100 euro e sui fatturati. E' stato bravo a capire presto che per vincere un campionato senza avversarie non era necessario vincere tutte le gare e ha concentrato la sua preparazione, fisica e psicologica, soprattutto sulle gare di Champions.
Si è giunti così alla finale di Berlino, con idee chiare, serenità e spalle larghe. L'ultima finale, ma non la prima. Quella si giocherà mercoledì prossimo all'Olimpico contro la Lazio. Due trofei che potrebbero aggiungersi a uno Scudetto già in tasca. Un triplete tutt'altro che semplice da raggiungere ma che ora dista solo 180 minuti. Un sogno possibile grazie alla mano di Allegri, capace di saltare dal punto più basso a quello più alto della sua carriera da allenatore in un solo anno.