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Differenze Scudetto - Juventus, tante alternative ma gerarchie ben definite

Differenze Scudetto - Juventus, tante alternative ma gerarchie ben definiteTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/ Image Sport
mercoledì 4 marzo 2015, 13:002015
di Raimondo De Magistris

Idee chiare e pochi infortuni. Tante scelte valide a disposizione, ma anche la certezza che in rosa ci sono gerarchie ben definite passibili di modifica solo con exploit importanti e, in fondo, nemmeno troppo inaspettati. Come accaduto nel caso di Alvaro Morata. La Juventus con l'arrivo di Massimiliano Allegri ha consolidato quelle certezze che già si erano cementificate nei triennio Conte. Ha fatto un ulteriore passo avanti dal punto di vista del ruolo che ogni calciatore ha in questa rosa, pur facendo sentire tutti importanti. Il passaggio dal 3-5-2 al 4-3-1-2 ha permesso al tecnico toscano di uscire dalla difficile condizione nella quale sempre si è trovato Conte di dover escludere uno tra Pogba, Vidal e Marchio nelle gare più importanti, l'arrivo di Patrice Evra ha dato una titolarità ben definita anche alla corsia sinistra visto che il francese - dopo un paio di mesi difficili - è tornato a giocare sui livelli mostrati a Manchester negli ultimi anni.
In mezzo al campo Pereyra è un'alternativa validissima quando gli altri centrocampisti sono indisponibili o devono tirare il fiato. Caceres è il giocatore utile sia per giocare da terzino che, come accaduto all'Olimpico, tornare alla difesa a tre, mentre Padoin è il jolly da poter utilizzare in più ruoli.
Ci sono, infine, le gerarchie offensive, quelle che vedono Tevez giustamente titolare in tutte le competizioni. Al suo fianco nella prima parte di stagione c'è stato quasi sempre Llorente, Allegri ha voluto lanciare gradualmente Morata che solo con l'inizio di 2015 ha cominciato a segnare con regolarità e s'è imposto come prima scelta al fianco dell'Apache argentino. Coman è il giovane da valorizzare anche a costo di far partire Giovinco con sei mesi d'anticipo rispetto alla naturale scadenza del contratto, mentre Matri - prelevato in prestito a gennaio - sarà utilizzato solo in caso di gravi emergenze o eventuali gare di poco significato.

Passando alla Roma, invece, le idee sembrano molto meno chiare. Pesano i tantissimi infortuni con cui Rudi Garcia ha dovuto fare i conti da agosto a questa parte, ma anche alcune scelte - sia dell'allenatore che del club - che non hanno poi convinto fino in fondo.
Davanti a De Sanctis dopo Manolas il calciatore più utilizzato è stato Mapou Yanga-Mbiwa, calciatore arrivato in estate per vestire i panni della quarta scelta e che ha già messo in cascina più di 2200 minuti complessivi. Maicon e Cole, in teoria, sarebbero dovuti essere i terzini titolari, ma finora l'esterno basso che ha giocato con più continuità è stato José Holebas, calciatore sbarcato a Trigoria nelle ultime ore del calciomercato estivo.
Più delineata, ma altrettanto preoccupante, la situazione del centrocampo. Non c'è chi può dar fiato ai titolari visto che Strootman è stato recuperato giusto il tempo per disputare qualche spezzone di gara e rimediare un altro grave infortunio. Nainggolan e Pjanic sono spesso sostituiti da Keita che è un ottimo regista davanti alla difesa (ruolo ricoperto da De Rossi), ma che fa più fatica se chiamato a un lavoro di maggiore corsa. In estate Sabatini ha investito molto su giovani come Paredes e Uçan senza, però, consultarsi approfonditamente sulla questione con Garcia che li vede pochissimo e non li prende quasi mai in considerazione.
Passando qualche metro più avanti la situazione non sembra migliorare. Totti ha già collezionato più minuti della passata stagione in una squadra che in questo momento non ha alternative al capitano al centro dell'attacco. Mattia Destro, 18 gol in un campionato e mezzo, è stato ceduto a cuor leggero per lasciar spazio a Doumbia che più di un mese dopo l'ufficializzazione del suo acquisto ancora non è pronto. Stesso discorso per l'altro acquisto di gennaio: Victor Ibarbo. Iturbe - l'investimento più costoso della gestione Pallotta - doveva arrivare per aumentare la qualità dei tridente titolare, ma ha dimostrato di non avere ancora quella maturità necessaria per imporsi con regolarità nell'undici iniziale. Bene Ljajic, l'unico che ha concrete possibilità di concludere questo campionato in doppia cifra. Da recuperare Gervinho, troppo discontinuo rispetto al calciatore ammirato nella passata stagione.
Rudi Garcia si trova quindi nella condizione di dover cambiare ogni volta gerarchie e sopperire a eventuali emergenze con l'impiego nei ruoli più disparati di Alessandro Florenzi, calciatore al quale manca solo di giocare al posto di De Sanctis o Manolas per chiudere il cerchio.

La differenza, insomma, anche in questo caso sembra netta. Infortuni e qualche misunderstanding tra giocatori, allenatori e società non hanno permesso alla Roma di fare un passo avanti rispetto alla passata stagione. La Juve sembra più lontana rispetto a dodici mesi fa e adesso a Garcia - che a ottobre era convinto di vincere lo Scudetto - non resta che difendere il secondo posto. Un'impresa tutt'altro che scontata.