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Dunga, Eder e il Brasile con meno talento di sempre

Dunga, Eder e il Brasile con meno talento di sempreTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 30 marzo 2015, 14:002015
di Andrea Losapio

"Eder è stato frettoloso". Parole di Dunga, in una lunga intervista alla Gazzetta, che però è un'ammissione di colpa. Come per Amauri la nazionale italiana è riuscita a bruciare sullo scatto i propri corrispettivi brasiliani, con una differenza: il centravanti del Torino, per una volta, è stato fermato dalla sua ex società (la Juventus) perché era soltanto un'amichevole. Eder invece era solo osservato dall'ex fantasista dell'Udinese. E forse sarebbe stato chiamato, forse no.
La realtà è che il Brasile sta vivendo una fase di grosso cambiamento, soprattutto per quel che riguarda il calcio. Prima portieri e difensori erano sempre una rarità. E non una grossa garanzia. Mentre i centravanti, da Ronaldo a Romario, per non scomodare Pelè, erano sempre in quantità industriale.

Da un decennio a questa parte, da Adriano in poi, questa è una tendenza che è andata scomparendo. E ora stanno facendo la stessa fine i numeri dieci, da Ronaldinho a Kakà in poi. Neymar è il grande personaggio di questo Brasile, però è forse l'unico prodotto di un livello superiore. Lo stesso Felipe Anderson, che si merita la convocazione in verdeoro, sta crescendo esponenzialmente solo nelle ultime settimane. Certo che può diventare uno dei protagonisti con la maglia della Seleçao, ma per ora deve solo aspettare la prima convocazione, e magari la medaglia Olimpica.
La realtà è che è il Brasile con meno talento di sempre, checché ne dica Dunga. Eder, pur essendo un ottimo giocatore - e l'ha dimostrato negli ultimi tempi, e pur con l'arcobaleno che ha pareggiato i conti con la Bulgaria - non è a livello dei grandi numeri dieci verdeoro. E, in altri periodi storici, non avrebbe avuto la possibilità di essere un rimpianto da commissario tecnico.