Antognoni fa 60. De Sisti: "Ricordo i timidi esordi"
Ai microfoni di Tuttomercatoweb Giancarlo De Sisti, in occasione del 60° compleanno di Giancarlo Antognoni, ricorda un giocatore simbolo ma anche un compagno di squadra prima e un giocatore alle sue dipendenze (De Sisti ha allenato i viola nei primi anni '80) poi: "Io ho vissuto da vicino questo ragazzo che timidamente si avvicinava al calcio professionistico. Forse sapeva già quel che sarebbe stato il suo destino, viste le doti tecniche. Ricordo come Nils Liedholm non appena lo vide ne intuì il potenziale, definendolo un campione. Mi disse: lo affido a voi veterani, fatelo crescere e vedrete come diventerà bravo. E difatti pian piano iniziò a farsi notare per un calcio pulito, un modo elegante di correre e calciare il pallone, la facilità con cui creava superiorità numerica. Cose non comuni e fu semplice per lui conquistare posto in squadra".
Che effetto ha fatto ritrovarlo dopo con Lei allenatore e Antognoni leader della squadra?
"Il fatto che come persona avesse una certa ascendenza sui compagni era una cosa non da poco. Lo rispettavano tutti e il lavoro per me era agevolato. Ha fatto una grande carriera e credo che avrebbe potuto persino fare di più. Ad esempio con quel piede doveva fare 100 reti su punizione".
Antognoni per l'attaccamento ai colori è il simbolo di un calcio che non c'è più. Lui stesso ha ammesso che se avesse giocato in questa epoca forse difficilmente sarebbe rimasto una bandiera
"Una volta il calciatore apparteneva alla società, non c'era lo svincolo e non avevi spazi molto importanti. Oggi a parte Totti alla Roma è davvero difficile rimanere tutta la carriera nella stessa squadra, perché il calcio di oggi ti stritola e vince il Dio denaro".