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D'Agostino: "Pescara, giusto sperare. In B tutto da decidere"

ESCLUSIVA TMW - D'Agostino: "Pescara, giusto sperare. In B tutto da decidere"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 2 marzo 2017, 21:172017
di Raffaella Bon

Gaetano D'Agostino, centinaia di presenze tra serie A e serie B, oro agli Europei under 21 nel 2004, oggi, a 34 anni è uno dei tecnici emergenti del nostro calcio: "Alleno l'Anzio in serie D - Ha dichiarato in esclusiva ai microfoni Tuttomercatoweb.com - Ho una delle squadre più giovani del campionato e siamo settimi. Stiamo facendo un bellissimo lavoro con loro".

Non se la passa bene il Pescara con il quale lei ha giocato in serie A cinque stagioni fa:
"Finché la matematica non li condanna è giusto sperare. Hanno vinto la prima partita contro il Genoa, squadra in crisi sì, ma fare cinque gol vuol dire che il gruppo è vivo e che vuole e può fare tanto. Poi ora con Zeman e il suo calcio offensivo proveranno a fare risultato in ogni partita".

Una delle sue ultime stagioni è stata con il Benevento in Lega Pro:
"Il Benevento e la Spal sono le squadre rivelazione di questo campionato di B che si sta rivelando molto equilibrato. A inizio anno tutti abbiamo pensato che l'Hellas vincesse con largo anticipo, ma ora sta subendo un calo fisiologico, ma arriverà a giocarsela. Il Frosinone è la squadra più esperta: ha mantenuto l'ossatura dello scorso anno e con Marino si esprimono alla grande. È tutto ancora da decidere sia in alto, sia in basso, con un Trapani che sta risalendo e può ambire al miracolo".

Chi vedremo nella serie cadetta l'anno prossimo?
"L'Alessandria ha un margine sulla seconda e ha una continuità che credo la porterà all'obiettivo. Nel girone B Venezia e Parma si contendono il primato e fino all'ultimo sarà un testa a testa. Più duro e stressante il girone C con Foggia, Lecce e Matera che sono piazze esigenti. Sarà un bel girone di ritorno".

Tecnico emergente molto seguito e che oggi si è affidato alla Dcf, ha sempre sognato di passare 'dall'altra parte'.
"Il mio ruolo in campo per definizione mi ha sempre portato a guidare i compagni di squadra. E sì, la mia ambizione è proprio quella di crescere come professionista su panchine importanti. Il mio marchio di fabbrica è il lavoro giornaliero, tanto. Sotto ogni punto di vista: l'allenatore moderno deve essere bravo tecnicamente e tatticamente, ma anche deve saper guidare soprattutto i ragazzi a livello mentale".

C'è qualcuno a cui lei si ispira?
"Ho avuto la fortuna di avere tanti e bravi allenatori. Da ciascuno ho imparato molto e voglio imparare ancora tanto: ma ho un mio stile. E come dicevo prima solo il duro lavoro può far realizzare le proprie ambizioni".

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