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esclusiva

Quincy chiama l'Italia: "Cresciuto con Henry, ora sono pronto"

ESCLUSIVA TMW - Quincy chiama l'Italia: "Cresciuto con Henry, ora sono pronto"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 9 giugno 2015, 12:322015
di Marco Conterio

Quincy Owusu Abeyie, conosciuto come Quincy, è un'ala sinistra di grande talento, corsa, dribbling e visione di gioco. 29 anni, doppio passaporto olandese-ghanese, il calciatore è attualmente svincolato, libero di trasferirsi nel nostro campionato dopo essere cresciuto all'Ajax e aver giocato all'Arsenal, Malaga, Spartak Mosca, Panathinaikos e Boavista. Nato in Olanda da genitori ghanesi, decide di rappresentare i colori della nazionale africana, pur avendo giocato nella nazionale olandese a livello giovanile. Per Tuttomercatoweb.com racconta la sua storia. Che è quella di un calciatore dal talento cristallino pronto a dimostrare il suo valore. Errori non suoi, lo hanno portato a cambiare squadra più volte ma lui non ha perso la motivazione e la voglia di stupire con le sue giocate.

Cosa hai imparato nel settore giovanile dell'Ajax?
"Non fossi cresciuto all'Ajax, non sarei il calciatore che sono attualmente dal punto di vista tecnico e tattico. L' Ajax ha avuto un ruolo cruciale per la mia carriera. Li ho imparato a lavorare per il team, a gestire al meglio la mia posizione in campo, i movimenti e i passaggi funzionali al gioco di squadra. Oltre a questo aspetto, essere inserito all'interno di una struttura ben organizzata come quella dell'Ajax ti fa diventare un buon professionista perché ci sono delle regole da rispettare che una volta apprese da ragazzo ti porti dietro sempre.

Quando giocavi al Malaga eri uno dei più veloci e pericolosi esterni della Liga. Quale è stata la tua miglior partita in Spagna?
"Ricordo il 5-3 contro il Real Saragozza. Prima della partita Nuno Espirito Santo (allenatore dei portieri) mi parlò, facendomi sentire veramente importante per la squadra. Iniziammo la partita e uno dei miei compagni venne da me e mi disse "Quincy, abbiamo bisogno di te". Tocco la prima palla della partita, dribblando 3 avversari e servendo un assist per un nostro gol. Dopo non sbagliai nulla, facendo la partita perfetta.

Il tuo stile di gioco è stato influenzato da Henry e Bergkamp durante il tuo periodo all'Arsenal?
"Si, entrambi mi sono stati vicini, parlandomi molto e dandomi tanti consigli utili. Credo però più da Henry, perché mi ha insegnato i movimenti giusti e dove farmi trovare al momento giusto per poter essere decisivo. Da lui ho imparato anche ad essere più concreto e ad evitare la giocata fine a se stessa, perché è bello ricevere gli applausi del pubblico ma ciò che conta è il risultato. Da Bergkamp ho appreso un'altra dote altrettanto importante: dare il 100% ad ogni singolo allenamento. Lui è stato per me un grande esempio di professionalità.

Hai giocato in campionati importanti con grandi squadre. Dove hai imparato di più e chi è stato l'allenatore più importante per te?
"Ho lasciato l'Ajax dopo aver appreso le basi, trasferendomi all'Arsenal. Qui sono diventato un vero calciatore: sono diventato più forte fisicamente, più veloce. Ho acquisito consapevolezza di cosa fosse un'incontro di calcio, imparando a gestirlo al meglio. In Russia con lo Spartak non è stato facile, ma sono cresciuto tanto come persona. Al Panatinaikos invece ho giocato il mio miglior calcio. L'allenatore Ferreira (che aveva allenato Quincy al Malaga)e il suo secondo Gomez credevano molto in me, facendomi dare il massimo a ogni partita".

Quali sono i tuoi idoli?
"Mio padre, perché è sempre li quando ho bisogno, è la persona che crede in me a prescindere e mi ha permesso di diventare ciò che sono. Non era normale per un ragazzo di genitori ghanesi che viveva in un quartiere periferico in Olanda provare a fare il calciatore. Tutti volevano io iniziassi a studiare e magari diventare un avvocato o un medico. Ma mio padre vide in me le potenzialità e ha fatto di tutto per permettermi di arrivare al professionismo. Aveva ragione. Nel calcio il mio idolo è Ronaldo " fenomeno" e Roberto Baggio. Quando ero piccolo mio padre mi regalò una videocassetta di Italia 90 (Coppa del Mondo) che mi incantò tanto da aspettare con impazienza l'arrivo dei mondiali del 94 dove stravedevo per Baggio".

Cosa pensi non abbia funzionato sino ad ora nel corso della tua carriera?
"Sono state prese alcune decisioni sbagliate, in primis il fatto di doversi spostare di continuo non aiuta un calciatore. Ma ora sono pronto a dare tutto ciò che ho per la mia prossima squadra.

Ti piacerebbe venire a giocare in Italia?
"Certo, sarebbe bellissimo! L'Italia è stata sempre terra di grandi talenti. Mi piacerebbe poter dimostrare le mie qualità in un torneo difficile come quello italiano".

Qualche compagno di nazionale ti ha mai parlato dell'Italia?
"Si, ne ho parlato con diversi calciatori e tutti me ne parlano bene. Asamoah per esempio mi ha detto che è un campionato molto fisico e dove l'allenamento è molto importante. Sicuramente sarebbe una bella esperienza per me".

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