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Felipe Anderson da manuale: 15 gare per trasformarsi in fenomeno

Felipe Anderson da manuale: 15 gare per trasformarsi in fenomenoTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 9 aprile 2015, 13:002015
di Raimondo De Magistris

La carriera di Felipe Anderson ha subito una svolta decisiva poco più di quattro mesi fa. Era il 2 dicembre e per la sfida valida per il quarto turno di Coppa Italia contro il Varese Stefano Pioli decise di lanciare il brasiliano in campo dall'inizio. Un'occasione più unica che rara per lui perché in precedenza c'erano stati solo ritagli di secondi tempi e tante panchine. Anderson viene schierato in un tridente composto anche da Keita e Djordjevic e sigla il gol del 3-0. Una prestazione convincente e determinante perché da lì in avanti Pioli non lo toglierà più. E il classe '93 biancoceleste in men che non si dica si trasformerà nel fenomeno che adesso - un fine settimana si e l'altro pure - tutti i maggiori club europei vogliono osservare da vicino.
Dopo la gara contro il Varese l'ex Santos di gare ne ha disputate altre 14, ne ha saltate sei ma solo una (in Coppa Italia) per scelta tecnica perché per Pioli da dicembre fare a meno di lui è praticamente impossibile. Schierarlo dall'inizio è diventato ben presto una scelta inevitabile, l'esterno offensivo verdeoro ha preso in mano le redini della squadra con una facilità disarmante. Diciotto giocate decisive in 15 partite, dieci reti e otto assist che hanno permesso ai biancocelesti di uscire dall'anonimato issandosi in classifica fino al terzo posto (e a un solo punto dalla Roma) e di conquistare la seconda finale di Coppa Italia negli ultimi tre anni.


Ieri sera al San Paolo decisiva ancora una volta una sua giocata. Pioli inserisce Lulic e sposta il brasiliano a destra che ringrazia e con un assist al bacio permette proprio al bosniaco di siglare il gol qualificazione. Anderson è stato tenuto a bada dalla difesa partenopea per 70 minuti, ma le sue falcate palla al piede - continue e sempre rapidissime - rendono praticamente impossibile la marcatura per tutta la gara. Segna e serve assist vincenti con la stessa facilità, abbina freddezza in zona gol a una sempre efficace visione di gioco che lo rendono pericoloso in qualsiasi zona del campo, anche perché quando avanza palla al piede ha una facilità di dribbling che permette spesso alla Lazio di ripartire in superiorità numerica.
A Felipe Anderson, insomma, non manca proprio nulla per entrare nell'élite del calcio mondiale. Dopo quattro mesi su questi livelli tutti in Europa si sono innamorati del suo talento. Per prima, però, se n'è innamorata la Lazio che nel frattempo l'ha blindato con un contratto fino al 2020.