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Ghiggia, il Papa e Sinatra. Quando il Brasile cambiò maglia

Ghiggia, il Papa e Sinatra. Quando il Brasile cambiò magliaTUTTO mercato WEB
venerdì 17 luglio 2015, 11:302015
di Gaetano Mocciaro

Era l'ultimo superstite del Maracanazo dopo che Juvenal, nel 2009, morì proprio nell'anniversario della più grande tragedia sportiva di un popolo (quello brasiliano). Da ieri ci ha lasciato non solo l'ultimo superstite, ma il vero e proprio artefice di quell'incredibile dramma: Alcides Ghiggia. E proprio nel 65° anniversario, come un chiaro disegno del destino.

Rio de Janeiro, 16 luglio 1950: una di quelle date entrate nella storia del calcio. Era il 33' del secondo tempo di una partita che doveva incoronare il Brasile agli occhi del mondo. Aspettavano tutti quel titolo da 12 anni. Bruciava ancora quella semifinale persa contro l'Italia nei Mondiali del 1938 e la Seconda Guerra Mondiale ha stoppato la rassegna iridata. La grande occasione per un popolo intero arriva nel 1950 quando il Brasile è chiamato a organizzare il quarto mondiale. Jair, Friaça e Zizinho le stelle che avevano schiantato qualsiasi avversario, anche al gironcino finale fino ad arrivare all'ultima sfida contro l'Uruguay, dietro una sola lunghezza. Bastava un pareggio nello scontro diretto e pareggio era, 1-1, fino alle 16,38 di quel torrido pomeriggio. Fino a quando Alcides Ghiggia con un destro secco beffò sul primo palo il portiere Barbosa, ammutolendo 200 mila persone.

"Solo tre persone ci riuscirono: il Papa, Frank Sinatra e io" disse anni dopo lo stesso Ghiggia. Una frase entrata nella storia e che ha disegnato il personaggio, estroso dentro e fuori dal campo.

L'abbiamo conosciuto anche in Italia, Alcides Ghiggia: 8 anni alla Roma e una parentesi di una stagione al Milan, prima di tornare in Uruguay. E anche cinque gettoni di presenza con la nostra Nazionale (ai tempi si poteva cambiare in corsa nazionalità). Oltre alle indubbie qualità tecniche Ghiggia fece la fortuna dei giornalisti di cronaca rosa di casa nostra. Uno dei pionieri del genere anche in questo caso.

Il Brasile l'ha parzialmente perdonato. 60 anni dopo gli è stata concesso un posto nella Walk of Fame del Maracana. Certo è che da allora per la patria del Futebol Bailado nulla fu come prima: quel gol causò una catena di suicidi oltre a gettare nella depressione alcuni dei giocatori di quella Seleçao. Il difensore Danilo tentò il suicidio, il portiere Barbosa, ritenuto responsabile per quel gol subito, fu marchiato a fuoco: "La sentenza più pesante in Brasile è trent'anni, ma la mia prigionia è durata cinquanta" dirà in un'intervista, prima di morire. Il ct addirittura dovette espatriare in Portogallo.

Quel gol di Ghiggia portò il Brasile a cambiare persino la divisa di gioco. Era bianca fino a quel pomeriggio. Il dolore fu talmente forte che la Federcalcio brasiliana decise di togliere ogni traccia da quell'onta. Per questo si scelse l'attuale verde-oro con pantaloncini blu, a richiamare la bandiera.

Alcides Ghiggia si è spento a 88 anni. Ha fatto la storia del calcio, insegnando una cosa semplice: nel calcio nulla è prevedibile. Per questo è lo sport più bello al mondo.