I dieci grandi esclusi dal Pallone d'Oro: da Bonucci a Kanté
È difficile che, in una lista di 30 calciatori, non ci siano i migliori del globo. Perché, per un motivo o per l'altro, quasi tutti i campioni di un'annata sportiva possono essere inseriti senza grossi patemi d'animo. Infatti non ci sono state esclusioni alla Diego Milito del 2010 nella lista del Pallone d'Oro, ritornato nelle mani dei giornalisti selezionati da France Football e non accorpato al premio FIFA per il migliore giocatore. Una short list di dieci esclusi "eccellenti" però è possibile.
Leonardo Bonucci - Juventus - È stato considerato, con ogni probabilità, il difensore migliore di Euro2016, perché l'Italia continuava a non prendere gol anche grazie al proprio comandante in capo. Difficile capire come mai il difensore bianconero non sia stato inserito, perfetto a parte per la piccola sbavatura in occasione del gol dell'Irlanda a Lille. E per il rigore proprio contro la Germania, dove Neuer era stato bravo a negargli la gioia del gol.
Ngolo Kanté - Leicester City/Chelsea - È ovunque, è l'uomo in più di Leicester e Francia, ha segnato nell'ultimo capolavoro di Antonio Conte contro il Manchester United, ma Kanté non ha dalla sua né la grazia né i gol per potere ambire a un riconoscimento del genere. Ranieri probabilmente non sarà molto d'accordo, forse nemmeno Antonio Conte o Didier Deschamps.
Karim Benzema - Real Madrid - Paga, e non poco, l'esclusione dagli europei casalinghi a causa dell'affaire Valbuena. Si può ben dire che con lui davanti i galletti, probabilmente, avrebbero vinto per manifesta superiorità contro il Portogallo. D'altro canto tra lui e Giroud ci sono almeno un paio di spanne di differenza.
Aaron Ramsey - Arsenal - Sta giocando su livelli meravigliosi da alcuni anni, nonostante qualche infortunio che lo limita - e molto - anche nelle rincorse di squadra e non solo personali. Se stesso sempre bene i Gunners avrebbero sempre almeno cinque o sei punti in più a fine campionato, perché in grado di rivoltare la squadra come un calzino. Lo si è visto anche agli Europei: uscito lui nella semifinale con il Portogallo e si è spenta la luce.
Alexis Sanchez - Arsenal - Se il Cile vince per la seconda volta di fila la Copa Sudamericana è anche grazie a lui. Tre gol in sei partite con la propria nazionale, 15 in 35 nell'anno solare 2016 che però non si è ancora concluso. Sta continuando a crescere, anche come punta centrale, sfornando moltissimi assist ai compagni. I Gunners hanno perso una sola partita negli ultimi sei mesi: forse c'è anche del merito suo.
Jerome Boateng - Bayern Monaco - Pilastro della difesa di Guardiola (prima, ora di Ancelotti) e della nazionale, ha sempre il difetto di non essere troppo aggraziato. Tremendamente efficace, quando sbagliano gli altri riesce a recuperare: il suo errore, spesso e volentieri, non è altrettanto coperto dai suoi compagni di reparto.
Claudio Bravo - Barcellona/Manchester City - Vince per la seconda volta di fila, come Alexis Sanchez, la Copa America, da protagonista assoluto. Alza al cielo il trofeo della Liga, ancora una volta da titolare, poi viene ceduto a Guardiola perché la carta d'identità non è delle più verdi. Qualche errore di troppo ultimamente, ma portiere assolutamente affidabile.
Kevin Gameiro - Siviglia/Atletico Madrid - Come per Karim Benzema, paga la mancata convocazione all'Europeo in Francia. Passi per le questioni di principio, ma l'errore di Didier Deschamps a questo giro è marchiano: da extraterrestre in Europa League a riserva di Gignac il passo è davvero troppo breve per essere vero.
Harry Kane - Tottenham - Segna in qualsiasi modo, sia dagli undici metri che dal bagno di casa sua. In Francia non è brillantissimo, ma per tutto l'anno tira la carretta con la maglia degli Spurs. Ventotto reti in cinquanta partite, nessuno agli europei. E neanche uno in questo primo scorcio di 2016-17, anche a causa di un infortunio.
Marco Verratti - Paris Saint Germain - Dire addio alla maglia azzurra gli costa una consacrazione quasi ovvia. Forse con lui in campo il nostro Europeo sarebbe stato differente, ma non c'è una riprova: ha tempo fino al 2018 per ristabilirsi e dimostrare di essere l'erede di Pirlo, sempre che non decida di terminare la propria liaison con il PSG molto prima, dopo l'ultimo piccolo screzio con Emery (e il suo assistente).