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I grandi 10 del Parma. Cassano erede di Giovinco, Mutu, Micoud e... Ortega

I grandi 10 del Parma. Cassano erede di Giovinco, Mutu, Micoud e... OrtegaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 4 luglio 2013, 07:152013
di Andrea Losapio

Nel dicembre 1999, a Bari, trotterellava un ragazzino di diciassette anni compiuti da poco. Un predestinato, avevano detto i suoi precedenti allenatori, uno di quelli che non ti fanno vedere la boccia per tutta la partita nemmeno nella loro indolenza calcistica, pur andando a velocità da amichevole estiva. La creatura di Fascetti aveva in avanti Hugo Enninnaya e un butterato adolescente che rispondeva al nome di Antonio Cassano. Quello stop, quella frenata, quel gol. Sembrava Baggio in un famoso Italia-Cecoslovacchia del 1990, Cassano, nove anni dopo con il gol all'Inter fu qualcosa di illuminante. La luce si era accesa sul palco dei grandi numeri 10 del calcio italiano, dopo Baggio e Del Piero, quasi in contemporanea con l'estro magnifico di Francesco Totti. Che, a differenza del barese, di anni ne aveva già ventitré.
Il passo indietro è di quelli considerevoli, perché in quell'anno, al Tardini di Parma trotterellava il piccolo Maradona. Ariel Arnaldo Ortega, baciato dal dio del calcio da piedi di giada ma carattere decisamente difficile. Finte, controfinte, e tutti giù per terra, perché l'argentino - acquistato dalla Sampdoria sulle orme di Juan Sebastian Veron, ma con qualche etto di classe in meno - non riuscii a essere un grande protagonista di una stagione pressoché anonima, andando a intaccare anche la vena di Johnnier Montano, addirittura un anno più anziano del Cassano nazionale, ma finito ben presto in un ipotetico "Chi l'ha visto" perché decisamente più originale del barese.

E ce ne vuole, dopotutto, perché dopo le donne concupite, dopo le Ferrari e le ville, dopo le imitazioni di Capello e la pancia da gordito, i litigi con Garrone e i problemi fisici al Milan, le incomprensioni con Stramaccioni e il rapporto con Lippi, Cassano ha giocato davvero tutti i jolly di una carriera che poteva essere ancora più bella - e magari meno maledetta - di quanto visto sinora. A Parma erediterà davvero la maglia di Ortega, carneade sudamericano sulle orme di Claudio Borghi. O Johan Micoud, fantasista francese tanto estroso quanto singolare. Poi Adrian Mutu, che certamente non si è mai tirato indietro nel combinare marachelle. Infine Giovinco, autore di stagioni clamorose in ducale, salvo poi tornare all'ovile chiamato Juventus. Ci vuole un po' di pazzia per indossare le parti del fantasista della squadra, pure senza il numero 10 sulle spalle. Il 99 di Cassano, dopotutto, è una scelta contronatura. Il diez è suo di diritto. Per pazzia, colpi e fantasia. E perché gli toccherà fare meglio dei suoi predecessori per essere ricordato.