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Il calcio europeo non conosce crisi. Ma i più poveri lo rimangono

Il calcio europeo non conosce crisi. Ma i più poveri lo rimangonoTUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
martedì 31 marzo 2015, 16:002015
di Andrea Losapio

In tempi di Fair Play Finanziario, si era detto, ci sarebbe stato un semplice sillogismo. I club possono spendere solamente quello che guadagnano, con l'ovvia sparizione di quei mecenati che salivano alla presidenza e, una volta conclusi i dané, se ne inventavano di nuovi, fino a lasciare sul lastrico le stesse squadre. Ogni riferimento ai casi italiani, da Lazio a Parma, non sono puramente casuali. Perché è chiaro che il calcio sostenibile di Platini è arrivato anche da quelle situazioni borderline. Poi, certo, poiché il tempo è ciclico - e i protagonisti tendono ad autoassolversi - magari si ripetono pure alcuni fatti di cui, sinceramente, non si sentiva il bisogno. Se il Parma non fosse stato escluso dall'Europa League causa ritardo nel pagamento dei tesserati sarebbe in questa situazione? Oppure Ghirardi avrebbe continuato nel suo impegno pagando gli stipendi?
Domande che non hanno risposte, se non nelle parole dello stesso ex patron ducale. Poiché non c'è la riprova, Ghirardi potrebbe sostenere qualsiasi cosa.

Parma a parte, chi finirà nelle Coppe Europee continuerà a guadagnare sempre di più. La Champions League sta crescendo esponenzialmente, come tutto il fatturato che riesce a generare il calcio, e sarà il modo per fare quel salto di qualità che le società italiane non sono ancora riuscite a fare, mentre quelle inglesi con una Premier sempre più ricca pare abbiano già fatto. Basti pensare che Newcastle ed Everton guadagnano quanto l'Inter. Ha ragione Thohir quando dice che la CL dev'essere un modo per accrescere il fatturato, ma non questione di vita o di morte. La realtà è che le grande piazze continueranno ad avere bilanci monstre, mentre le piccole saranno sempre più povere, almeno in relazione. Si va verso, e non si sa in quanto tempo potrà svilupparsi, una lega europea con le diciotto, venti squadre più importanti, con tutti i campioni in un unico super campionato, o quasi. Sarebbe quasi da implementare un sistema a franchigia NBA, e chissà che il FFP non sia il primo passo, quasi obbligato.