Il modello tedesco per ripartire: Parma dalla cenere alla rinascita, in Serie D

Cenere, non era rimasto altro dopo l'ennesimo incendio scoppiato a Parma, in ambiente calcistico e non solo. Il secondo fallimento in dieci anni, ma stavolta con una duecentina di milioni di debiti sul groppone da smaltire in pochi mesi per garantire la salvezza al club e la continuità di tanti posti di lavoro. Niente da fare, troppo pesante il macigno finanziaro, troppo inaspettata la caduta per potersi rialzare come se nulla fosse successo. La storia del Parma Football Club si è chiusa circa un mese e mezzo fa, con la rabbia di migliaia di persone incapaci di spiegarsi come sia potuto succedere, ancora.

Spazio a energie nuove, a sperimentazioni ardite: il modello tedesco in Italia, addirittura in Serie D. Parma riparte dalla forza della sua imprenditoria, notevole, unita alla passione della gente: questo ha spinto la nuova società a puntare forte sull'azionariato popolare (modello tedesco, ndr), non tanto per il reperimento di fondi quanto per un discorso di aggregazione e coinvolgimento del tifo nel nuovo progetto. Una prospettiva accolta subito benissimo dalla città, in particolare nei suoi esponenti più facoltosi. Il tifo risponde presente, con oltre 8000 abbonati nel giro di dieci giorni, numeri impensabili tra i Dilettanti. Nasce Parma Calcio 1913, dopo lungo parto, la rinascita del calcio a Parma. Dove porterà, è difficile dirlo, ma con Scala sono arrivati (o tornati) professionisti seri e che amano il club che li ha fatti diventare grandi: sulla competenza si può discutere, così come sull'effettiva esperienza di Serie D, ma non sulla rettitudine e la voglia di riportare il club dove merita. Per la squadra, ancora in alto mare dopo una partenza in evidente ritardo, ci sarà tempo, così come per la misurazione delle reali ambizioni di questa nuova proprietà: intanto il popolo gialloblù si gode il ritrovato entusiasmo.