Innamorata Pjaca
Marko Pjaca è quel tipo di croato. Quello cresciuto nella polvere e che tra i sassi, i cocci di un paese, ha visto un popolo con le maniche tirate su ed ha imparato a vivere. Ha visto la gente sopravvivere, campare, sopportare. Ha resistito ed in quella Zagabria, ha imparato a giocare. A ballare tra i sassi ed i cocci di un paese e delle strade, sognando Zorro. Perché Boban è stato l'icona e l'orgoglio d'un paese, e Pjaca è cresciuto cercando di emularlo. Come lui guarda Milano, città dove potrebbe andare a vivere. Dall'altra sponda del Naviglio, perché la Cina ha per ora piantato la sua bandiera su quella nerazzurra ed almeno non ufficialmente in quella rossonera. E quella è la Milano a denari che ora potrebbe spendere pesante sul croato, che però frena, lui come il suo agente. Sicchè nel ballo c'è la Juventus, sicchè il Milan resta pure in volata.
Marko Pjaca è primo ballerino di un'orchestra, nonostante la giovane età. E' centro gravitazionale, nonostante la carta d'identità lo porti magari ad essere più satellite che forza concentrica. Ha un sinistro che disegna arcobaleni ed un destro che è dardo rapido e lesto. Ha il passo ciondolante del sudamericano stanco e l'accelerata nordica del freddo calcolatore. Sullo stretto è brasiliano, sul lungo è quasi africano. Corre, scatta, dribbla e salta.
Marko Pjaca è il prototipo del giocatore moderno. Marcelo Brozovic ed Ivan Perisic sarebbero possibili cardini ed appigli, ancore alle quali Pjaca si potrebbe aggrappare per navigare subito in acque tranquille, senza bisogno d'attendere subito la classica mareggiata che aspetta i giovani approdati in nuovi lidi. Però c'è da immaginarsi che, se l'Inter sarà davvero nel destino di Pjaca, non vi sarà problema alcuno. O lo stesso, se il suo destino sarà altro, diviso tra l'ambizione del nuovo corso Milan e quello juventino. Marko Pjaca è quel tipo di croato. Che sa vivere. E giocare, da Dio.